04 giugno 2009

In gattabuia (autobiografico)

Vi voglio raccontare alcuni dei film che ho visto di recente, tra le mura di casa e i cinema.

Primo film
Non c'è niente di più statico di una reclusione, i pensieri rimbalzano come palline da flipper impazzite su quelle mura sudice. Dai televisori Mivar escono immagini sbiadite, le lenzuola sono usate tanto quanto quei calendari appesi. La mezz'ora d'aria invece fa respirare, l'unica consolazione è un progetto a cui nessuno teneva, una religione quasi dimenticata. L'indulto della sofferenza separa i destini, unisce le speranze che svaniscono però oltrepassando quel cancello. Vien quasi da rimpiangere la galera, battere le mani a tempo e volteggiare immersi nel proprio sogno irrealizzabile, in quella fede trasformata in una virtù calpestata.

Secondo film
Che cos'è la redenzione? Ancora me lo chiedo, faccio confusione tra coscienza sporca e senso del dovere. La coscienza di averla fatta grossa, abbandonando qualcuno (e qualcosa) nella tempesta, dove la troppa rabbia soverchia la ragione. Poi si crede che con un tuffo in acqua tutto il rumore che sta dentro e fuori si attutisca, ma purtroppo viene sempre il momento in cui devi mettere fuori la testa: soprattutto dopo 50 vasche. Poi arriva un tale che ti spinge fuori anzitempo, ti apre quegli occhi infastiditi dal cloro e dalle troppe lacrime: ricominci a credere, anche se tutto finisce in un doppio battimani della persona in cui riponevi le tue speranze. La guerra è finita, avrebbe cantato Francesco.

Terzo film
Spesso mi domando quanto possa convenire agendo in un tal modo, a quale prezzo sottoporre la mia anima? Quanto costa la libertà di poter leggere di un episodio felice o triste, venire a conoscenza di una realtà altrimenti nascosta? E la libertà di un quindicenne quanto vale?Sicuramente non c'è niente di più caro di poter comprendere, anche ciò che ci viene raccontato come un grande beneficio. Un giovane ha il pieno diritto di non soffrire una pena altrui.

Quarto film
Fin da piccolo ho sempre pensato di essere pazzo, almeno un pochino. Beh non vagavo nudo per i corridoi pubblici, non dicevo parolacce a sproposito, non pensavo affatto di essere il figlio del Duce. Una cosa è certa però: avevo fin dal principio la convinzione di sapere amare. Avrei donato tutti i miei soldi, avrei rincorso il mio amore, avrei sopportato le torture più atroci perché nessuno sarebbe stato capace di rubarmi la mia verità.

Se qualcuno mi trova una realtà più profonda della galera, me la suggerisca.

Sto ascoltando:
Marlene Kuntz - Canzone in prigione