28 luglio 2008

La campanella

Driiiiiiiiiiiiiiiiin!

Tutti dentro, io pure, accompagnando per mano la mia tensione alle stelle. Il piazzale è affollato, c'è che finge indifferenza e chi invece sta già pensando a quale sarà il prossimo vicino di banco.

Eccomi dentro, con quella mia borsa piena di matite e un diario arancio intonso. In quel corridoio rimbomba l'eco dei miei passi, una testa curiosa si affaccia là dietro quel pilastro. Ecco la prima nuova compagna d'avventure, mi mostra tanti fogli con scritte indecifrabili, io ne scarabocchio uno con la matita blu.

Eccolo lì, mi sorride, nonostante la sua autorità (temuta così tanto!): mi fa accomodare sul primo banco libero e poi io resto ad ascoltarlo.

Driiiiiiiiiiiiiiiiin!

Ecco, per oggi ho finito, e domani si ricomincia! Evvai.

Ah, ma non sto mica ricordando il mio primo giorno di scuola! E' solo il mio primo giorno di lavoro nella nuova azienda. Però la campanella c'è, giuro.

25 luglio 2008

John Lennon and his working class hero

Elia, Giorgio, Alice, Tiziana, Cinzia, Manola, Elena, Claudia, Stefano, Stefano, e Michael.
Ecco li ho detti tutti.

GRAZIE.

Oggi, dopo due mesi di attesa, ho concluso un ciclo lavorativo durato quasi otto anni: ho fatto i nomi delle persone a cui devo dire grazie, sono le stesse a cui ho regalato un abbraccio. Non ha importanza se gli altri nomi non compaiono, ho comunque stretto loro la mano: ad uno, in particolare, ho fatto una raccomandazione, sincera.
Quando ho chiuso la porta dietro di me, e ho visto per l'ennesima volta quell'edificio bianco e blu stagliarsi davanti al sole delle cinque, ho avuto una stretta al cuore.

Lunedì invece aprirò un'altra porta, ben più grande della precedente, e sicuramente dietro di essa qualcuno/a, che ancora non conosco, mi aspetta: non vedo l'ora di conoscerlo/a.

L'altra sera ho visto un film, iniziava con queste parole:

Non è questo il racconto di gesta impressionanti. È il segmento di due vite raccontate nel momento in cui hanno percorso insieme un determinato tratto, con la stessa identità di aspirazioni e sogni. Forse la nostra vista non è mai stata panoramica, ma sempre fugace e non sempre adeguatamente informata, e i giudizi sono troppo netti. Forse. Ma quel vagare senza meta per la nostra maiuscola America, mi ha cambiato più di quanto credessi. Io, non sono più io, perlomeno non si tratta dello stesso io interiore.

Tranquilli...il fratello di Fidel può continuare a governare Cuba, non ho interesse in merito.

20 luglio 2008

Stand-by

Blasphemo: Che hai stasera?
D.: Sono nervoso
B.: Come mai?
D.: Non lo so
B.: Che è successo oggi?
D.: Niente, è qualcosa di fisico
B.: Sei teso quindi?
D.:

Avete mai visto un moto perpetuo? Ecco, per togliere quella tensione D. ha ballato per più di un'ora, senza mai fermarsi.

Oggi quello teso sono io, vado in piscina e la tensione s'affievolisce, ma non del tutto. Le attese mi devastano: ho difficoltà ad aspettare giovedì, sabato mi sembra lontanissimo. Lunedì infine cambierà metà della mia vita: per l'altra metà invece devo solo ricordarmi di non dimenticarmene. Ecco fatto, me ne sono ricordato (ho un simpatico promemoria proprio qui sulla spalla sinistra, la testa di D. appoggiata).

15 luglio 2008

Fears

Una stanza buia, un bambino la percorre a passo spedito canticchiando un motivetto, il rumore di una porta sbattuta che rimbomba.

Nei numerosi spostamenti e in taluni viaggi mi sono trovato da solo, a volte con nemmeno alcuna possibilità di chiedere aiuto in caso di necessità. Incoscienza?

Da venerdì mi capita di pensare a quel bambino e al suo senso di fastidio nell'oscurità: vent'anni dopo rieccola a causa di una banale notte insonne, ora è solo un brivido mentre allora era terrificante.

Di sera, mentre salgo le scale di casa mia. Mentre correvo stamane, a pochi metri dalla civiltà, nei miei occhi una nuova alba.

E' proprio vero che si può vedere anche soltanto quello che si immagina. Altre volte invece, non si riesce a immaginare ciò che si vede, magari negando inconsciamente l'evidenza di una grandissima mancanza.

09 luglio 2008

Capita(l)

Capita alle volte di ripertersi. Eh già, oggi metto due candeline sulla torta (o sul lavandino, sul water, oppure sul davanzale).

Capita che un bel giorno di dicembre, uno qualsiasi, decidi di far prendere una piega diversa alla tua vita, magari un po' intontito da quella strana senzazione di fare un lancio con un paracadute troppo piccolo.

Poi capita che vuoi annegare nella tua tranquillità, anche a costo di scavalcare alcuni bagnanti inesperti e farsi beccare da tavolette vacanti (che mai e poi mai ti fermeranno).

Capita che la radio si accenda, magari su Capital. Da quanti anni la ascolti? Da tanti, forse dal '92, avevo dieci anni. Capita che dall'altra parte
ti spingano a scegliere un disco che abbia a che fare con l'estate o con gli anni. Ed ecco tornare gli anni, gli anniversari.

Alla fine mi viene in mente.

Capita che, per mandare l'sms, ti possa (quasi) schiantare mentre guidi verso casa, e invece no: capita che quando metti piede in casa il telefono squilla.

Eccomi.
Ciao Maya.
Ciao Gigi. [colloquio cordiale]
Clic. La comunicazione cade subito dopo il lancio in diretta del disco.

A volte capita che il telefono e la radio si trasformino in qualcosa di prezioso. Riecco quella sensazione di paracadute piccolo, ma stavolta mi sento molto più leggero.

A volte Capital. No? No, non capita.

(e che pezzoni ha messo a seguire)

06 luglio 2008

Le zanzare

Ieri sera le zanzare mi hanno torturato, maledetto il momento in cui ho deciso di mettermi i pantaloncini!

Una zanzara piccina mi ha punto sulla schiena e, successivamente, sulla spalla. E' una rara specie notturna, non ti ronza attorno inutilmente come le altre, ma quando punta l'obiettivo non sbaglia mai mira. La conosco bene questa zanzara, non la scacci smanacciando.

Salto in auto disperato a causa dei pruriti, ma la puntura sulla spalla sinistra non la sento più.
Ecco che Alison Goldfrapp, dal sedile posteriore della mia auto, giocherellando con un violino e un sintetizzatore, segue la melodia di uno dei suoi pezzi migliori simulando un ronzio. Persino Seal mi tormenta la guancia destra con una rosa rossa, anche lui con quello stupido rumore sordo.

La devo smettere di caricare in macchina autostoppisti o cantanti mezzi ubriachi.

In realtà la puntura sulla spalla non me l'ha fatta una zanzara, ma non importa.

01 luglio 2008

Com'è profondo il mare (della Liguria)

Ci sono due cose nella vita di cui non posso fare a meno...ok tre: la prima è annoiare la gente parlando di radiofonia e musica, la seconda è il mare (la terza non ve la dico...brutti maliziosi e pervertiti, non è quella cosa lì).

Vidi per la prima volta la Liguria nel lontano 1988: B., la sorella di Blasphemo allora diciottenne, si offrì di accompagnare il fratello per una settimana ad Andora a causa della sua cagionevole salute. Ricordo gran poco di quella vacanza, la permanente di mia sorella, I'm not scared degli Eighth Wonder, la sala da pranzo dell'hotel e gli scogli sul mare.

Due anni fa passai una sera ad Arenzano: G. mi portò da Piacenza con la sua auto nuova, non so ancora cosa stesse cercando di trovare in me con quella ("bella") sorpresa. Ricordo una luna favolosa, il mare in burrasca e tanti (spietati) silenzi.

Questo weekend sono andato a Cogoleto, ho trascinato con me il mio amico A. Ricordo numerosi terzetti di anziane, una lunga chiacchierata con A. sul balcone dell'hotel, l'ospitalità dei liguri, solo quattro "parrocchiani" (abbiamo tenuto il conto) e una grande tranquillità.
Adoro nuotare, e da laggiù, solo e al largo della costa, avevo la sensazione che tutto quello che vedevo fosse mio. Tutto.

Cosa hanno il comune B., G. ed A.? La Liguria. E me.