24 dicembre 2008

Caro Baffo Natale

Caro Baffo Natale,

anzitutto tengo a precisare che non ho assolutamente sbagliato il tuo nome...e non è nemmeno una mia invenzione.

Come puoi ben vedere quest'anno ho avuto il pensiero carino di inviarti un biglietto d'auguri colorato e per niente banale, non una noiosissima lettera bianca con l'elenco dei regali richiesti. Per quest'anno chiedo pace (perché quella la chiedono tutti, Aung San Suu Kyie, Zichichi e Rubicondi compresi), fortuna e il libro "Come utilizzare Tagliò" di Veronika per il buon Zeroshin: sai è in crisi, non sa come utilizzare un tagliapizza.

A me non serve niente. Giuro, niente...anzi GNENTE! A me hanno regalato la mia parte migliore, la cosa ridicola è che nemmeno sapevo che esistesse fino a cinque mesi fa: a lei ho fatto un regalo, una chitarra, spero tanto le sia piaciuta. Il mio desiderio è che possa tenere lo strumento sulle sue gambe, così come io ho tenuto lei questo pomeriggio (rischiando per giunta una cancrena).

Quando più tardi passi di qui e noti un vecchio cortile simile a Woodstock e ad un presepe contemporaneamente, tira dritto ma butta un sorriso quaggiù, al secondo piano: cercherò di farcelo stare sotto l'albero.

Con i migliori auguri
Blasphizio (anche questo non è un errore casuale)

P.S. Ah già, se ti avanzano un paio di baffi...

15 dicembre 2008

La sparachiodi

Sono sempre stato il profeta di "una cosa per volta", vagavo per la pianura padana predicando pace e sequenzialità eterna: poi però mi accorsi che era un'impresa impossibile. Se pianti un chiodo, tanto per fare un'esempio, stai pensando a coordinare il tuo braccio mentre lo sguardo è già fisso, ancor prima che lo sia quel sottile e appuntito pezzo di ferro; la prima volta che lo fai nella tua vita, pensi alla borsa del ghiaccio e a quanto sei stato scemo a nasconderla così bene.

Un particolare tipo di chiodo in uso nel secolo scorso, era usato per fissare i piccoli specchi in vetro, alla propria cornice in legno; erano privi di testa e schiacciati ad entrambe le estremità. (Wikipedia)

Regalai tutti i miei chiodi ad un terrorista palestinese, li piantò uno ad uno nel muro che lo separa da Israele. Mi rimase la pinza, quella con i manici bianchi e rossi, la usai per togliere i petali alle margherite. M'ama, non m'ama. M'ama!

Il giorno dopo mi svegliai su un tavolo operatorio, con tutti quegli affari adesivi appiccicati sulla fronte, forse servivano a trasferire le mie emozioni: dal vetro vidi mia sorella, nessun'altro le stava vicino.

E poi c'è l'arte del sesso, farlo è come ficcare un chiodo di cinque centimetri in un'asse di legno con soli tre colpi: ci vuole concentrazione, destrezza e sicurezza per fare un buon lavoro.

Tra i compagni della stanza 234 c'è il finto ufficiale sanitario che telefona alle quattordicenni interrogandole sulle condizioni delle loro vagine. C'è la ragazza pompon che si fa fare la lavanda gastrica e le trovano dentro quasi mezzo litro di sperma. Si chiama LouAnn. Il ragazzo che al cinema infila il cazzo nel buco ritagliato sul fondo di un secchio da popcorn, ecco, lui per gli amici è Steve, e stasera il suo bel culone è strizzato in una sedia di plastica da bambini davanti a un tavolo macchiato di colori a tempera nell'aula di catechismo. Tutte queste persone che per voi sono solo una barzelletta. Bravi, ridete. Ridete finché non vi scoppia il culo. (Soffocare di Chuck Palahniuk)

La sparachiodi è uno strumento molto utile, ma altrettanto pericoloso: in America, molte persone si sono travestite da Frankenstein scivolando per le scale con in mano quell'aggeggio carico. Io no, ho sempre preferito usare il martello, l'energia deve trasferirsi dal mio braccio alla superficie trafitta, foss'anche il mio cervello.

Quei tuoi chiodi però sono così dolci da sentire nelle mie tempie, usa quanto vuoi quella sparachiodi. Tieniti lontano però dai miei gioielli di famiglia con quell'utensile!

25 novembre 2008

Non lo so fare, ma ci provo (Yes, we can)

Sarebbe come se ad un tratto ieri sera, nel bel mezzo del concerto dei Subsonica a Milano, io prendessi la chitarra di Max Casacci e cominciassi a intonare gli accordi di "nei nostri luoghi". Un disastro.
Eppure qualcosa di significativo ieri sera l'avrò fatto: ho spinto qualcuno lontano in mezzo a quella gente schiacciata da otto ohm, delirio e passione. Ho premuto contro di me delle ali, già perché gli angeli sono pure in terra. Ho scordato di non avere un cane a casa che mi stesse aspettando, dimenticando l'onere di riempire una ciotola. Mi sono lamentato delle mie felpe con la zip, sempre troppo poche e mai soddisfacenti.
Prima di saltare in auto però ho pensato di scrivere questa cosa

حب

Potrei aver scritto una bestemmia su Maometto, attirandomi le ire di milioni di islamici. Oppure avrei scritto semplicemente il nome di una città come

Crescenzago

Ma che importa: non è nemmeno una città, tzé. Oppure potrei aver scritto

Boosta sei figo

Oppure

Pile stilo AA

(Nota supermercato: comprare delle pile stilo)

Nemmeno quei poveretti che non hanno installato i caratteri arabi potranno darmi una risposta, al posto di quella scritta (in)decifrabile compariranno tanti bei quadretti.
E' la prima volta che mi cimento nell'arabo, sarà anche l'ultima. Mai più, TE LO ASSICURO.

16 novembre 2008

Un bel tacer...

Nessun rumore blasfemo può zittire il silenzio. Il silenzio cammina per il mondo con indosso una corona e un mantello rosso, è eterno; un rumore blasfemo può essere solo importante per accompagnare foneticamente delle parole, magari piccole piccole e senza pretese.

Quando il rumore smette di circolare ecco il silenzio, restano intrappolate dentro di esso le stesse parole diventate pensieri, si muovono vorticosamente: già perché un silenzio senza pensieri non ha significato, è come un re senza il proprio regno.

Lasci scivolare la tua mano sulla sua pelle, è come calpestare l'erba più verde che esista, è come sedersi a guardare l'orizzonte, lassù. IN SILENZIO.

02 novembre 2008

Twentysomething (singing with my Jamie Cullum)

Celebrare il proprio compleanno il giorno successivo sarà un po' fuori luogo, ma ormai ci sono abituato: per colpa delle festività ricevo auguri sia il 31 che il 2, quindi non faccio alcun danno a scrivere quattro righe in merito oggi.

Ventiqualcosa, dove quel qualcosa è una cifra a caso tra sei e otto: mi sento un'equilibrista, con la mia barra danzo sul filo dei miei anni esattamente a metà della seconda tranche, laggiù la fatidica pedana dei trenta. Ventiqualcosa perché per troppi anni l'unità non ha mai fatto molta differenza (ahimé), sia nella seconda decina che nell'attuale; qualcosa però è cambiato, forse perché le mie cellule stanno per entrare nella fase degenerativa, forse perché lo sono già e ora sono arrivate ad un punto di non ritorno.

Impazzito.

Quando ti commuovi davanti ad un semplice sms di una tua cara amica, quando guidando verso casa assordato da Viva la Vida vedi scorrere davanti a te in un decimo di secondo sedici anni controversi, ad un tratto dietro una curva spunta qualcosa, la tua casa.

Venerdì, da ventiqualcosa meno 1, orchi e streghe di Halloween erano lontani mentre vicino a me avevo QUASI tutto; ad un tratto fa giorno, e tra pasticcini e nipoti furbi qualcuno s'impegna a spingere il tasto REWIND sul mio registratore personale, io premo con forza STOP e mando avanti il tutto; mi ritrovo a lume di candela, sdraiato sul pavimento di casa mia, guardando sopra di me la stella più luminosa, nella notte del 2 meno fosca che abbia mai visto.

E ora sono qui, da ventiqualcosa, non m'importa più nulla di ciò che era e non doveva essere, ripongo la mia attenzione solo su ciò che ora è.

18 ottobre 2008

Dig out your soul

Faccio spesso confusione tra sogni e segreti. Non riesco più a distinguere gli uni dagli altri. Una buona dose di autodeterminazione, tracendere dalle parole (pesanti come macigni, molta gente le butta dal cavalcavia) e formulare il tutto nella mia testolina.

Ci sono segreti orribili, c'è un Pacman che raccoglie punti dentro a una scatola. Chissà quando qualcuno mi mostrerà la scritta "I win", la sogno.

Ci sono segreti ridicoli, pensi ad una Barbie completamente smontata e ad un bambino che sadicamente le torturava, e sogni la possibilità di rivederlo nuovamente.

Ci sono segreti dolci, come regalare un colore diverso a queste pagine web, un secchio di vernice brillante lanciato da Mauro in preda ad un raptus. Sogno la follia.

Oggi un segreto non sarà più tale, si trasformerà (non so in cosa però). E non sto sognando.

13 ottobre 2008

Ti invito a nozze

Mentre toglievo un po' di schifezze lasciate dai muratori il giorno prima davanti alla mia porta, mi sentii chiamare dalla mia vicina di casa:

V: Hai sentito cosa ha detto tua zia? (poco prima, le due discorrevano di faccende domestiche, ndr.)
B: No, non ho sentito!
V: Tua zia stava dicendo che la donna che ti sposa è veramente fortunata! Fai tutto in casa!
B: Eh...fortunata sì!
V: Ci sono pochi ragazzi come te che vivono da soli e si arrangiano a fare tutto!
B: Beh, ma basta aver necessità di fare le cose e s'impara a fare tutto.
V: Mio nipote A. è come te, lui fa tutto in casa.
B: E' sposato? (lo ammetto...domanda maliziosa,ndr.)
V: No, però ha una figlia. Impara l'arte e mettila da parte!
B: Eh sì!

Ora come ora, mi basterebbe essere il migliore tra i peggiori casalinghi sulla terra...al diavolo le faccende di casa! Mi sposi? Si si, proprio tu!

Sto leggendo: Bugo - Casalingo

06 ottobre 2008

Se telefonando

Ieri ho fatto la telefonata più lunga della mia vita.
Ieri la cornetta m'era amica.
Ieri credo di essermi sentito più utile di quanto lo possa essere una ruota per un'automobile.
Ieri mi sono immaginato nei panni di un'altro, e in quei panni ci stavo bene!
Ieri ho voluto bene a qualcuno, oltreché al telefono.

Vodafone: il numero da lei chiamato potrebbe essere spento, ma raggiungibile.

28 settembre 2008

Being Alfredo

E' tutta colpa di quel CD, non dovevo rimetterlo nello stereo. 23 Dicembre 1983, avevo poco più di due anni, una voce esile fa discorsi sensati in compagnia della sorella e intona canzoni dell'epoca. Gli occhi lucidi. Il pianto rotto in gola, un deciso riverbero un po' più in giù.

Questa settimana Francesco ha intonato una ninna-nanna dentro la mia auto, nonostante fossero le 7.37, nonostante il traffico che scorre lentamente e con molta indifferenza. Gli occhi lucidi.

Ieri sera l'abbraccio della Norina e il sorriso della Lorenza mi scuotono. Gli occhi lucidi.

Più tardi, alzo il telefono che squilla, dall'improbabile altoparlante del cellulare escono suoni festanti, grida di gioia; nell'Arena della musica qualcuno storpia le parole di una canzone con un nome di battesimo, forse Alfredo. Anzi no. Gli occhi lucidi.

13 Giugno 1981, 1 Novembre 1981, 23 Dicembre 1983, 27 Ottobre 2008. Gli occhi lucidi, sana commozione.

Laggiù qualcuno vive, Alfredo vive!

18 settembre 2008

La guerra è finita (almeno per me, per noi e per lei)

Lunedì sera a quest'ora stavo attendendo l'arrivo on stage dei Baustelle a Milano, per l'ultima data del loro tour. Anche per loro la guerra è finita.
Già...ma è finita poi? Mentre attorno a me c'era tanta gente festante che intonava i curiosi stornelli di Francesco&Co., qualcuno stropicciava le strofe sostituendo "me" con "noi": una splendente gelosia brillava dai suoi occhi, una grande gioia per tutte quelle persone care che lo circondavano.
E io saltavo per vedere aldilà della mia trincea, quella della mia guerra infinita. Sul ponte sventola bandiera bianca, disse un siciliano.
La guerra sarà pure finita, ma io certamente non ho sedici anni e non conosco nazisti.
La guerra è finita
Per sempre è finita
Almeno per me
Almeno per noi...
...almeno per lei, aggiungo io. Lei sì che ha deposto le armi, proprio oggi: ricordo i suoi radi capelli corvini, il suo tono di voce pacato e sereno, le sue mani fredde torturate dall'acqua gelida. Chissà perché lei e le sue sorelle mi ricordavano il libro "piccole donne", fin da piccolo.
Comunque sì, credo di non avere più ragione di alzare gli scudi, già da un'anno ormai.

11 settembre 2008

Tra Guido Caroselli e me

Odio l'autunno...e pensare che fino a qualche anno fa era la mia stagione preferita: per le temperature, i colori, il ritorno alla routine (certe volte le vacanze stancano ancor di più del lavoro). Ora non la penso più così: non si può chiedere al Padre Eterno una deroga? Lasciare quei giubbetti dentro gli armadi, riempire di naftalina quel grosso maglione di lana, indumenti inutili almeno per qualche mese.
E invece no.
Questo fine settimana, l'intera penisola sarà investita da correnti atlantiche e il brutto tempo farà capolino, appresso si porterà anche temperature basse.
Io invece no.
Ho ancora voglia di abbronzare i miei pensieri, di rinfrescare le mie sensazioni con dei bagni nel mare delle emozioni altrui. Dimenticavo: ho tanta sete. Questo weekend aprirò il mio ombrello, mi servirà per ripararmi dai temporali, sentirò le gocce fermarsi poco sopra la mia testa e il mio sorriso.
Forse vale la regola dell'osmosi: dalla mia membrana uscirà così tanto calore da far asciugare tutt'intorno.

29 agosto 2008

Switch on

Uh ma quanto tempo è passato? Tantissimo.

Faccio parte del partito che vuole affossare il calendario gregoriano e sostituirlo con uno più sensato, quello vacanziero: eh sì, per me l'anno nuovo comincia subito dopo le ferie, corrisponde pressapoco con il ritorno sui banchi di scuola o alle scrivanie negli uffici.

Il 2008 s'è chiuso con i botti, e Capodanno l'ho passato tra Milano e Marina di Massa. Il mare quest'anno m'ha giocato un brutto scherzo, sembrava quasi che non mi volesse, ogni giorno era in burrasca; la Toscana mi ha offerto in compenso tanto divertimento e un po' di relax.
Per la prima volta però avevo un gran desiderio di tornare, in realtà non nella mia casa reale, ma in quella immaginaria, abbandonata a sé stessa disordinata e sporca, con molte faccende più o meno piacevoli da sbrigare. E i sogni poi, quelli non ci stavano in valigia!

Così...eccomi qui. Adesso la casa sembra pulita, in ordine. Oddio il metodo IKEA non fa miracoli, ma ci si adatta.

Ebbene, buon 2009 a tutti.

Un particolare ringraziamento a Piero Pelù che mercoledì ha animato la mia serata, la prima del 2009!

04 agosto 2008

E adesso?

Provate ad immaginare che oggi sia il pomeriggio del 1 gennaio: le strade sono addormentate, c'è sporcizia ovunque perché i resti dei botti sono tutti per terra, lo sfortunato operatore ecologico sta cercando di rendere il tutto un po' più...civile.
Io non sono l'operatore ecologico, bensì quello che sta dormendo perché ha fatto le ore grosse: non ho voglia di farmi carico della spazzatura in cortile, almeno per ora. Perché farlo? Magari domani, oggi sono stanco. Continuo a dormire.
Ma che farò al risveglio?
Difficile da prevedere. Proverò a sognarlo intanto.

28 luglio 2008

La campanella

Driiiiiiiiiiiiiiiiin!

Tutti dentro, io pure, accompagnando per mano la mia tensione alle stelle. Il piazzale è affollato, c'è che finge indifferenza e chi invece sta già pensando a quale sarà il prossimo vicino di banco.

Eccomi dentro, con quella mia borsa piena di matite e un diario arancio intonso. In quel corridoio rimbomba l'eco dei miei passi, una testa curiosa si affaccia là dietro quel pilastro. Ecco la prima nuova compagna d'avventure, mi mostra tanti fogli con scritte indecifrabili, io ne scarabocchio uno con la matita blu.

Eccolo lì, mi sorride, nonostante la sua autorità (temuta così tanto!): mi fa accomodare sul primo banco libero e poi io resto ad ascoltarlo.

Driiiiiiiiiiiiiiiiin!

Ecco, per oggi ho finito, e domani si ricomincia! Evvai.

Ah, ma non sto mica ricordando il mio primo giorno di scuola! E' solo il mio primo giorno di lavoro nella nuova azienda. Però la campanella c'è, giuro.

25 luglio 2008

John Lennon and his working class hero

Elia, Giorgio, Alice, Tiziana, Cinzia, Manola, Elena, Claudia, Stefano, Stefano, e Michael.
Ecco li ho detti tutti.

GRAZIE.

Oggi, dopo due mesi di attesa, ho concluso un ciclo lavorativo durato quasi otto anni: ho fatto i nomi delle persone a cui devo dire grazie, sono le stesse a cui ho regalato un abbraccio. Non ha importanza se gli altri nomi non compaiono, ho comunque stretto loro la mano: ad uno, in particolare, ho fatto una raccomandazione, sincera.
Quando ho chiuso la porta dietro di me, e ho visto per l'ennesima volta quell'edificio bianco e blu stagliarsi davanti al sole delle cinque, ho avuto una stretta al cuore.

Lunedì invece aprirò un'altra porta, ben più grande della precedente, e sicuramente dietro di essa qualcuno/a, che ancora non conosco, mi aspetta: non vedo l'ora di conoscerlo/a.

L'altra sera ho visto un film, iniziava con queste parole:

Non è questo il racconto di gesta impressionanti. È il segmento di due vite raccontate nel momento in cui hanno percorso insieme un determinato tratto, con la stessa identità di aspirazioni e sogni. Forse la nostra vista non è mai stata panoramica, ma sempre fugace e non sempre adeguatamente informata, e i giudizi sono troppo netti. Forse. Ma quel vagare senza meta per la nostra maiuscola America, mi ha cambiato più di quanto credessi. Io, non sono più io, perlomeno non si tratta dello stesso io interiore.

Tranquilli...il fratello di Fidel può continuare a governare Cuba, non ho interesse in merito.

20 luglio 2008

Stand-by

Blasphemo: Che hai stasera?
D.: Sono nervoso
B.: Come mai?
D.: Non lo so
B.: Che è successo oggi?
D.: Niente, è qualcosa di fisico
B.: Sei teso quindi?
D.:

Avete mai visto un moto perpetuo? Ecco, per togliere quella tensione D. ha ballato per più di un'ora, senza mai fermarsi.

Oggi quello teso sono io, vado in piscina e la tensione s'affievolisce, ma non del tutto. Le attese mi devastano: ho difficoltà ad aspettare giovedì, sabato mi sembra lontanissimo. Lunedì infine cambierà metà della mia vita: per l'altra metà invece devo solo ricordarmi di non dimenticarmene. Ecco fatto, me ne sono ricordato (ho un simpatico promemoria proprio qui sulla spalla sinistra, la testa di D. appoggiata).

15 luglio 2008

Fears

Una stanza buia, un bambino la percorre a passo spedito canticchiando un motivetto, il rumore di una porta sbattuta che rimbomba.

Nei numerosi spostamenti e in taluni viaggi mi sono trovato da solo, a volte con nemmeno alcuna possibilità di chiedere aiuto in caso di necessità. Incoscienza?

Da venerdì mi capita di pensare a quel bambino e al suo senso di fastidio nell'oscurità: vent'anni dopo rieccola a causa di una banale notte insonne, ora è solo un brivido mentre allora era terrificante.

Di sera, mentre salgo le scale di casa mia. Mentre correvo stamane, a pochi metri dalla civiltà, nei miei occhi una nuova alba.

E' proprio vero che si può vedere anche soltanto quello che si immagina. Altre volte invece, non si riesce a immaginare ciò che si vede, magari negando inconsciamente l'evidenza di una grandissima mancanza.

09 luglio 2008

Capita(l)

Capita alle volte di ripertersi. Eh già, oggi metto due candeline sulla torta (o sul lavandino, sul water, oppure sul davanzale).

Capita che un bel giorno di dicembre, uno qualsiasi, decidi di far prendere una piega diversa alla tua vita, magari un po' intontito da quella strana senzazione di fare un lancio con un paracadute troppo piccolo.

Poi capita che vuoi annegare nella tua tranquillità, anche a costo di scavalcare alcuni bagnanti inesperti e farsi beccare da tavolette vacanti (che mai e poi mai ti fermeranno).

Capita che la radio si accenda, magari su Capital. Da quanti anni la ascolti? Da tanti, forse dal '92, avevo dieci anni. Capita che dall'altra parte
ti spingano a scegliere un disco che abbia a che fare con l'estate o con gli anni. Ed ecco tornare gli anni, gli anniversari.

Alla fine mi viene in mente.

Capita che, per mandare l'sms, ti possa (quasi) schiantare mentre guidi verso casa, e invece no: capita che quando metti piede in casa il telefono squilla.

Eccomi.
Ciao Maya.
Ciao Gigi. [colloquio cordiale]
Clic. La comunicazione cade subito dopo il lancio in diretta del disco.

A volte capita che il telefono e la radio si trasformino in qualcosa di prezioso. Riecco quella sensazione di paracadute piccolo, ma stavolta mi sento molto più leggero.

A volte Capital. No? No, non capita.

(e che pezzoni ha messo a seguire)

06 luglio 2008

Le zanzare

Ieri sera le zanzare mi hanno torturato, maledetto il momento in cui ho deciso di mettermi i pantaloncini!

Una zanzara piccina mi ha punto sulla schiena e, successivamente, sulla spalla. E' una rara specie notturna, non ti ronza attorno inutilmente come le altre, ma quando punta l'obiettivo non sbaglia mai mira. La conosco bene questa zanzara, non la scacci smanacciando.

Salto in auto disperato a causa dei pruriti, ma la puntura sulla spalla sinistra non la sento più.
Ecco che Alison Goldfrapp, dal sedile posteriore della mia auto, giocherellando con un violino e un sintetizzatore, segue la melodia di uno dei suoi pezzi migliori simulando un ronzio. Persino Seal mi tormenta la guancia destra con una rosa rossa, anche lui con quello stupido rumore sordo.

La devo smettere di caricare in macchina autostoppisti o cantanti mezzi ubriachi.

In realtà la puntura sulla spalla non me l'ha fatta una zanzara, ma non importa.

01 luglio 2008

Com'è profondo il mare (della Liguria)

Ci sono due cose nella vita di cui non posso fare a meno...ok tre: la prima è annoiare la gente parlando di radiofonia e musica, la seconda è il mare (la terza non ve la dico...brutti maliziosi e pervertiti, non è quella cosa lì).

Vidi per la prima volta la Liguria nel lontano 1988: B., la sorella di Blasphemo allora diciottenne, si offrì di accompagnare il fratello per una settimana ad Andora a causa della sua cagionevole salute. Ricordo gran poco di quella vacanza, la permanente di mia sorella, I'm not scared degli Eighth Wonder, la sala da pranzo dell'hotel e gli scogli sul mare.

Due anni fa passai una sera ad Arenzano: G. mi portò da Piacenza con la sua auto nuova, non so ancora cosa stesse cercando di trovare in me con quella ("bella") sorpresa. Ricordo una luna favolosa, il mare in burrasca e tanti (spietati) silenzi.

Questo weekend sono andato a Cogoleto, ho trascinato con me il mio amico A. Ricordo numerosi terzetti di anziane, una lunga chiacchierata con A. sul balcone dell'hotel, l'ospitalità dei liguri, solo quattro "parrocchiani" (abbiamo tenuto il conto) e una grande tranquillità.
Adoro nuotare, e da laggiù, solo e al largo della costa, avevo la sensazione che tutto quello che vedevo fosse mio. Tutto.

Cosa hanno il comune B., G. ed A.? La Liguria. E me.

23 giugno 2008

Strana l'estate

Sono già passate le 9 e tutto ancora è ben visibile.

C'è una quiete insolita, il traffico è già a casa con le gambe sotto il tavolo, davanti al solito insipido piatto.

Ecco il gatto nero del mio cortile, allungato sul ciotolato, poco distante dall'uscio della sua padrona: si gode, sornione, la leggera brezza serale che attenua la canicola estiva.

Poco più in là, attraverso una finestra spalancata, si sentono delle urla. Spegnete quel televisore, una volta tanto. Lontano, in una festa di quartiere, delle braccia rubate all'agricoltura canticchiano un pezzo di Cocciante.

La tenda continua a muoversi: intravedo oltre le corde il mio asse da stiro, persino una sedia, anzi no un trono: siede un ragazzo bellissimo, lo vedo per pochi secondi, poi scompare assieme al cartello che teneva in grembo; su quel cartello c'era una scritta, maybe.

13 giugno 2008

Il mutuo (soccorso)

Quando qualche tempo fa ostentavo tutta la mia fortuna, certamente non sbagliavo.
Non vi è mai capitato di desiderare un po' di sfortuna altrui?


Talvolta.

Ebbene, oggi pagherei pure per sollevare qualcuno da questo peso, anche se dovessi accendere un mutuo per certe sfortune.

11 giugno 2008

Ho amici gay, tutti simpatici, ma non vanno mica al Pride!

Quante volte avrò sentito pronunciare affermazioni del genere? Ho molti amici gay, sono simpatici, ma non sentono il bisogno di andare al Pride. Ho sempre saputo di avere un talento, quello comico.

Domenica scorsa ero al Festival del cinema di Milano, M. mi ha detto: E' strano vedere tanti gay...così...alla luce del sole. Mi vien da dire: è così tanto strano vedere la luce del sole?

Sabato ho rivisto D.: finalmente ha capito qual è la sua strada.

In ufficio ho un collega xenofobo e...omofobo: gira per la Lombardia con una mazza da baseball in auto e riconosce froci ovunque: gli sono molto simpatico (sul serio, gli faccio buon sangue). L'apparenza inganna.

Io e G., alla stazione metro di Gessate: sono le 4 del pomeriggio di quattro anni fa, io stringo la sua mano, prima che lui oltrepassi quel tornello gli do' un bacio sulla bocca. C'era un po' di gente, compresi quattro capostazione a consulto un po' straniati dalla vicenda. Non dimenticherò mai quel mio slancio.

Vidi questo documentario in aprile, quattro giorni prima delle elezioni, mi lasciò l'amaro in bocca.

In ufficio ho un collega, meno omofobo dell'altro: mi ha confidato di avere avuto delle attenzioni da un conoscente, amico della ragazza che sta corteggiando da lungo tempo; sembra che queste attenzioni, siano sempre più insistenti ed evidenti. Mi piacerebbe essere nei suoi panni in quei momenti, non di certo per conoscere l'altro, ma per provare le sensazioni del mio collega.

Non sentirò il bisogno di andare al Pride, signora Carfagna, ma non avverto nemmeno la necessità di avere delle ulteriori opportunità (pari?) per ascoltare le sue ragioni. Così può andare, Patroclo? Devo metterci anche qualche parolaccia? Bondi può bastare?

L'omofobia è inversamente proporzionale alle mie emozioni.

Se Charlie non ha un'anima immortale, allora non commette peccato se infrange la Quaresima, vero?
Da: Chocolat

28 maggio 2008

Altrove

Due persone, due sensazioni.

Il viso della signora B., aggraziato da quel sorriso disarmante.

Il colpo di tosse della mia nonna, fragoroso, rimbomba ancora nelle mie orecchie.


Rieccomi, con i piedi per terra.

Voblasphone, messaggio gratuito

Lo so, ultimamente sono stato molto occupato, ed è come se avessi staccato il cellulare.
Ecco, lo riaccendo...e quali notifiche di chiamata mi sono arrivate?


Un coglione patentato (o più semplicemente, un coglione e basta) ha pensato bene di trasformare un'innocua richiesta in una proposta indecente. Voglio dire...assomiglio a Demi Moore?


Cellulare spento anche per chi continua ad importunarmi con i propri problemi, lagnandosi ancor prima del dovuto. Eh no cari miei, non esistete solo voi. Tasto con cornetta rossa premuto, e il logo Nokia scompare.


Ho posizionato male pure la cornetta dell'interfono in ufficio: da due giorni mi posso considerare libero a tutti gli effetti. Sette anni e mezzo di sudore, ed ora me la voglio godere facendo rimpiangere qualcosa a qualcuno. Tié.


In realtà è come se non avessi mai perso il contatto con il mondo, ho sempre quel canale riservato ad una stretta cerchia di persone.


Quell'sms di L. non riesco a cancellarlo, lei sì che non è mai fuori luogo.


Mentre asciugo i piatti arriva la chiamata di N., a lui dico: grazie, è stato molto prezioso in questi ultimi giorni. Davvero, gliene sarò riconoscente.


Domani rivedrò la cara E., venerdì il buon A.: cosa accadrebbe se si conoscessero? Avete mai provato a sovrapporre due vostre realtà? Credo che E. avrebbe un debole per A., ne sono certo, passerebbero delle ore al telefono questi due..."chiacchieroni".


Pssss...ehi voi! Sì, proprio voi: la prossima volta mandatemi una e-mail...meglio ancora, facciamoci una chiacchierata.

21 maggio 2008

Rinunciate a Satana?

Se ci fosse ancora qualcuno ancora convinto che il mio nick abbia una motivazione religiosa, ebbene costui stavolta non rimarrebbe deluso.

Il fatto
Ho fatto da padrino a mio nipote nel rito del sacramento battesimale di Santa Romana Chiesa


Rito di accoglienza
Mettere di nuovo piede in quella chiesa m'è sembrato così strano, l'ultima volta la vidi stracolma di gente mentre domenica scorsa era così vuota. Ad un tratto ho sentito pronunciare queste parole:

Celebrante: E voi, padrini e madrine di questi bambini, siete disposti ad aiutare i genitori in questo compito così importante?
I padrini:
Il padrino Blasphemo: Sì... N., smettila! Shhhhh!

Liturgia della parola
Dopo soli cinque minuti d'orologio, ecco la decisione saggia (ma inadeguata) di mio nipote: Io vado. Eh certo, io vado!


Preghiera dei fedeli
Celebrante: Per la Chiesa, perché sia una vera comunità di fratelli che si vogliono bene, che si aiutano nella difficoltà, che affrontano i momenti di gioia nella condivisione e i momenti di dolore nella solarietà. Preghiamo.
Tutti: Ascoltaci, o Signore
Cervello Blasphemo: Ascoltaci o Signore...vera comunità di fratelli?


Il sacramento
Dopo la rinuncia a Satana, mio nipote viene battezzato: resta da capire se quella goccia d'acqua sia finita sulla sua testolina, solo una moviola calcistica può chiarire lo scontro tra la mano del parroco e il braccio di mio nipote.

Consegna del cero pasquale
Promemoria: al prossimo compleanno di N., evitare le candele.


Il rito dell'Effetà
Perché questo rito è stato dimenticato dal prete?


8 in Religione, 3 in Grammatica
Signor Parroco, il mio nome (di battesimo) riportato da Lei sul quel registro, non si scrive (abitualmente) con due b.


Il buffet
Torta buonissima.


La mia compagnia
Cordiali convenevoli con gli invitati, quasi tutti parenti: la mia compagnia preferita però è stata quella di mio nipote; insieme a lui altri due sconosciuti bambini, N. e T. di due e quattro anni. Vederli razzolare per quella casa sempre così vuota mi ha fatto piacere, hanno dato vita a quelle stanze: per un pomeriggio le pareti hanno respirato, il pavimento si muoveva al ritmo di un battito.
Ecco il mio battesimo: le loro urla, la loro innocenza, le loro incertezze...la mia serenità.
La benedizione finale: le braccia tese verso di me e il dolcissimo bacio sulla guancia di T., la manina stretta attorno al mio mignolo di N., gli occhi splendenti di mio nipote prima di abbracciarlo.

Riflessi e riflessioni
Dopo un pomeriggio piovoso, ecco spuntare l'evento atmosferico preferito dai bambini, l'arcobaleno: era gigantesco, impalpabile ma reale.

Alla domanda "Rinunciate a Satana?" io risponderei: "Satana è qui?"

13 maggio 2008

Tele-Tele-Tele-Telefonarti

Driiiin Driiiin!

Blasphemo: Pronto?
Signorina: hihihi hihihih...
B: Prontooo?!
S: Ehm...Pronto...è il signor Blasphemo?
B: Sì?
S: Buonasera sono Lola Falana della agenzia VaALauràBarbù, la chiamavo per darle la conferma del colloquio fissato per domani alle 12.30 alla Ditta A.C.M.E. di San Francisco....
B: No no...attenzione...come domani?? L'altro giorno al telefono mi aveva detto venerdì alle 12.30!
S: Bravo, bravo, volevo vedere se era attento!
B: [piccolo momento di smarrimento]...Come scusi?
S: Mhm....volevo vedere se era stato attento l'altro giorno, lo so che è per venerdì!
B: [altro momento di smarrimento] Ah.
S: Mi raccomando, bella presenza e puntualità, ci sono buone probabilità!
B: Ah...va bene, grazie.
S: La signora Tinì Cansino la aspetta alla Ditta A.C.M.E., va bene?
B: Ah...va bene...ok.
S: Arrivederla!
B: ehm...'sera

Clic.

B: A mai più...Oca oca oca...te e quella che hai accanto con cui stavi ridendo: m'è preso uno sciopon, pensavo fosse saltato tutto o chissà cosa...dannate guascone dipendenti delle agenzie!

06 maggio 2008

Anna TVTB, Juve gobbi, Padania libera e....(caro vandalo ti scrivo)

No, non è opera mia, non ho l'abitudine di imbrattare le affissioni per i necrologi scrivendo frasi del genere. Già mi basta questo blog....per le frasi del genere, intendo.
Questo simpatico messaggio lo vidi per la prima volta lo scorso dicembre, quando nella pausa natalizia cambiai temporaneamente piscina; con il passare delle settimane, il colore nero della scritta è sbiadito, ma il messaggio è ancora ben visibile.
Trovo curioso che il comune non abbia utilizzato questo cartellone per diversi mesi, e nessuna agenzia di pompe funebri si sia affrettata a coprirlo con bianche affissioni affiancate da crocefissi o fotografie.
Vorrei pubblicamente ringraziare l'ignoto/a vandalo/a, e chiedergli/le di andare in un paio di posti che ora gli/le segnalerò.
In provincia di Brescia è necessario scrivere su un cartellone la seguente frase: Prendiamo in considerazione le nostre indecisioni. Consapevolezza.
In provincia di Bergamo deve assolutamente usare la bomboletta per riportare queste parole: Facciamoci aiutare, non siamo dei robot. Consapevolezza.
Per il secondo messaggio avrei una certa urgenza...sa come vanno le cose...se è possibile mandare avanti la pratica...con una bottarella, intendo....
Segnalo invece all'amministrazione comunale di Treviglio che qualcuno, nella stessa via, s'è divertito ad incollare cartelli sugli alberi, nel tentativo malriuscito di emulare il vandalo/psicologo.

Propaganda spicciola, tzé.

29 aprile 2008

L'anagramma (Mamma Roma, arrivederci - parte seconda)

Oggi non avevo assolutamente voglia di parlare: ero talmente geloso di quello che m'ero portato via da Roma da non volerlo condividere con nessuno, immagini e pensieri.

Ieri, in attesa di un funesto rientro a casa, entrai in Santa Maria degli Angeli e dei Martiri e, sededendomi sui banchi per far riposare i miei piedi doloranti, pensai: qual è l'anagramma più utilizzato come esempio? Quello della parola ROMA, ovviamente; immediatamente dopo mi sono ricordato (non so come abbia fatto, non ricordavo sinceramente l'autore) dei miei lontani trascorsi scolastici e di quest'opera:

l'opera


prende amore in gentilezza loco
così propiamente
come calore in clarità di foco

Citazioni a vanvera a parte, mi piace intendere queste parole in senso lato, senza alcun discorso filosofico o politico: Roma è stata capace di regalarmi anche questo. Ho visto un cuore gentile, dentro di esso sono sicuro che "l'anagramma di Roma" prenda posto così naturalmente come il calore prende posto nella luce del fuoco, nonostante tutto.
Ciao ni', un bacio ar pupo e grazie der portapasse.

Mamma Roma, arrivederci (parte prima)

Ogni riferimento a Remo Remotti è puramente casuale.
Cinque giorni di vacanza a Roma, in trasferta e in solitaria.


Se Roma è la mamma, Milano è la zia antipatica che non ti ha mai fatto un regalo da piccolo.
Roma è la città dei fori, i buchi invece sono nelle mani dei turisti spendaccioni (anche un po' come me).
Ho visto la Roma elettorale dei Rutelli e degli Alemanno, sul Vittoriano di notte volavano in circolo i pipistrelli, quasi a presagire un futuro spiacevole per la nostra patria.
E' la Roma di Tarzan, la Roma della Badescu.
A Roma gli autisti dell'ATAC ti indicano il carcere di Regina Coeli sventolandosi la mano davanti al viso, a Roma c'era un clone di Marisa Merlini.
E' la Roma dei palazzi, delle chiese e dei senzatetto.
E' la Roma di Trastevere, quella che ti fa aspettare quasi 50 minuti un piatto d'amatriciana; è la Roma dell'Esquilino dove una carbonara t'arriva dopo 10 minuti.
E' la Roma dei preti in S. Pietro, è la Roma dei "parrocchiani" al Colosseo.
A Roma la domenica sera i bus non arrivano mai, ma la metro è sempre puntuale.
E' la Roma della porchetta ma anche della cotoletta alla milanese.
A Roma i turisti giapponesi fotografano i cavalli mansueti e gli svedesi le carrozze della metro.
E' la Roma in fiore di Trinità dei Monti, la Roma dei sottopassaggi allagati.
E' la Roma tranquilla di Villa Borghese la domenica mattina, la Roma affollata di via del Corso il sabato pomeriggio.
E' la Roma delle monetine nella Fontana di Trevi, la stessa che ti chiede "Che c'hai un euro da prestamme?"
E' la Roma dei posti di blocco ad ogni angolo nel giorno della Liberazione, è la Roma delle lunghe file ai Metal Detector.
E' la Roma del "prego s'accomodi" e del "a 'ndo vai, cerebroleso?"
E' la Roma scritta in latino, ma parlata in dialetto.
E' la Roma delle bestie feroci nel Colosseo, e degli animali nella metro.
E' la Roma del padre che tiene in braccio un bimbo, è la Roma della coppia di padri che spinge un passeggino.
A Roma nessuno sa chi sei, ma tutti sanno cosa vuoi.


Ascoltavo fino alla noia: Goldfrapp - Clowns

Ciao ma', un bacio ar pupo.

21 aprile 2008

Chi si accontenta...

Cammino sotto la pioggia per le vie strette del mio paesello, sul display del cellulare compaiono parole di sconforto, forse qualcuno si danna troppo l'anima per quell'anima gemella che non arriva mai.

Cammino sotto la pioggia per le vie strette del mio paesello, poco più avanti una coppia di signorotti incrocia un anziano signore:

Dottore: Ga l'ha minga l'umbrel?
Anziano: Al sulda' ma l'ha minga da'!
Dottore: Alura dùma la speti 'n ambulatori!
Anziano: Ma va....hehehehe!

Quel sorriso sdentato che spuntava sotto un berretto da baseball mi ha rasserenato: dopo una giornata di m. al lavoro, era proprio quello che ci voleva.

Chi si accontenta gode. Eccome.

15 aprile 2008

Marie Poland Fish

L'oceanografa Marie Poland Fish inventò una tecnica per rilevare i suoni sott'acqua. Per perfezionare la sua invenzione studiò a lungo i suoni prodotti da 300 specie marine. Grazie al suo lavoro, ora le navi da guerra possono distinguere un sottomarino nemico da un banco di pesci. Fish sarà il tuo modello per questa settimana, Scorpione. Spero che ti ispiri metodi nuovi e infallibili per distinguere i pericoli veri dagli influssi solo apparentemente minacciosi.
(L'oroscopo di Rob Brezsny)

Lo so Pero, sono burino e superstizioso, ma almeno concedimi di citare un oroscopo un po' diverso dagli altri!
Peraltro quello di questa settimana è un po' il riassunto dello scorso weekend: eh sì, in effetti in questi giorni ho scambiato un po' di pescetti per sottomarini nemici: oddio, alcuni di questi erano giustificabili, altri un po' meno.

Per tutta la settimana sono stato un po' in tensione per quel colloquio lavorativo, del resto è un'occasione un po' diversa rispetto alle altre e c'è sempre il desiderio di far bella figura: venerdì pomeriggio, in attesa del primo missile mi sono armato fino ai denti, scoprendo poi che il nemico in questione era un pesce spada.

Perchè sabato quel soggetto mi ha fatto una foto in mezzo ad una sala gremita? Ero così spaventato da quel sottomarino che credevo di avere in faccia qualcosa di compromettente...poi ho scoperto che era un gioco...e ho giocato anch'io (senza cellulare e con l'astuzia)! Tié!

E' l'ennesima persona che si ripresenta nel giro di poche settimane dopo una pausa di anni: sarà sicuramente una coincidenza temporale, ma spesso non riesco a capire cosa passi per la testa alla gente, cosa la spinga a tornare sui propri passi: in alcuni casi la risposta è "il desiderio di rivedermi", e allora mi rassereno, godo della loro presenza; in altri casi invece...il suono sott'acqua arriva ancora distorto.

La domanda è: che pure Silvio non sia un sottomarino atomico? Povero ragionier Boselli, lui sì che è un pescetto.

06 aprile 2008

Me gustas tú

Ce l'ho fatta, finalmente ho trovato il tempo per aggiungere l'anello alla catena di Pero. Giusto per non fare notte, tenterò di scrivere solo quelle cose che mi passano per la testa.

-Il mare (d'inverno, d'estate...decidete voi): soddisfo la mia insaziabile voglia di mare con il nuoto, anche se la piscina non è proprio la stessa cosa. Me gusta la mar, me gustas tú

- Il passato: sono nostalgico per definizione, tutto ciò che non c'è più mi incuriosisce, soprattutto se non l'ho vissuto. Me gusta volver, me gustas tú

- La radio: Finardi aveva proprio ragione, è un mezzo affascinante. Per uno come me, che sa suonare solo il campanello di casa, è sicuramente il mezzo che mi avvicina di più alla musica: è una droga che mi fa compagnia dal primo risveglio fino agli ultimi momenti della giornata. Sono cosciente di esserne dipendente, ne faccio un uso spasmodico e talvolta inappropriato; Sono generalmente fedele alle solite quattro radio (vedi link a lato), ma non mi risparmio degli ascolti "originali": pubbliche, locali, a tema, su internet, ho persino il pallino delle onde medie. Me gusta la guitarra, me gustas tú, me gusta el regaee, me gustas tú

- Per quanto mi piaccia far tardi con gli amici il sabato sera, adoro svegliarmi presto e godermi la calma e la tranquillità di una soleggiata domenica mattina: riesco ancora a stupirmi guardando la piazza deserta davanti a casa mia, mi mette di buon umore. Me gusta la mañana, me gustas tú

- Mi piace pensare alle cosiddette "missioni impossibili", non so se per una massiccia dose di masochismo o ad una irrefrenabile voglia di andar oltre al mio solito modo razionale di intraprendere le avventure, di ogni natura. Me gusta camelar, me gustas tú

- Mi piace dire quello che penso, è una abitudine molto rischiosa a volte, ma è altrettanto gratificante. Me gusta el fuego, me gustas tú

- Mi piace viaggiare, solo o in buona compagnia fa lo stesso: ciò che conta è
l'accoglienza! Me gustan los aviones, me gustas tú

Mi piace un po' meno quando mi si pone davanti al problema di proseguire la catena quando non ho sufficienti bloggers a cui demandare la questione! (ah dimenticavo, mi piace essere acido con la gente, caro Pero).

01 aprile 2008

Il goniometro e i giardini immacolati

Se fossi capace di tirare una riga dritta col righello, sarei un perfetto architetto/geometra.


L'architetto è quello più esperto dei due, ha un entusiasmo invidiabile, quell'atteggiamento da "precisetti" che mi fa sorridere perché è anche un po' mio. Mi ha mostrato un foglio con il progetto di una casa praticamente perfetto ma non c'erano finestre, spero che si sia convinto a disegnarne molte perché c'è bisogno di luce abbondante.

Il geometra invece è un pischello, conosco solo il suo nome. Mi ha mostrato il progetto di una casa con pareti trasparenti, m'è sembrata una bolla di sapone, graziosa ma fragile; peccato non averglielo detto.

Oggi ero in attesa del mio medico di base, ho aperto un libro di poesie nell'angolo de "l'invito alla lettura" imbattendomi in queste parole:

Credevo di avere amici, oh quanto,
ma l'amicizia è pianta dai fiori e dai frutti squisiti
e vuole giardini immacolati
mani gentili
cuori di tenerezza

...e vattelapesca. Questo sconosciuto animo gentile prestato alla poesia ha profondamente ragione, spero che un giorno lo possano leggere anche quei due "precisetti".

24 marzo 2008

Occhio malocchio, prezzemolo e...

Mi raccomando, non precipitatevi a completare la frase citata nel titolo...so benissimo come termina!

Non sono superstizioso: passo tranquillamente sotto una scala, rovescio puntualmente il sale sul tavolo e ho un gatto nero in cortile (che mi odia, tanto tanto).

Tempo fa qualcuno mi raccontò che le ore doppie sono speciali: se vi capitasse di guardare casualmente le lancette ferme, ad esempio, sulle 10.10, pare sia di buon auspicio per il vostro prossimo futuro; alla radio però un giorno dissero che le 11.11 rappresentano i cornuti.

Che ci crediate o no, fino a venerdì scorso e da un paio di settimane non c'era giorno in cui almeno una volta non mi capitava di pensare a questa sciocchezza dopo aver letto 13.13.

Mi piace pensare però che venerdì si sia rotto un incantesimo, che quella fortuna in realtà non sia mai esistita o che me la sia gustata a piccole dosi: come giustificare una perenne sensazione di soddisfazione? Non ho ancora dato le dimissioni al mio capo e non ho nemmeno vinto un viaggio dall'altra parte del mondo, è solo tutto affidato alla mia immaginazione.
Sto ascoltando: Mario Venuti - Fortuna

17 marzo 2008

Menzogne

Una balla è come un autoritratto.
Ci sono tanti modi per rappresentare il proprio viso: c'è chi fa schizzi col carboncino, altri s'impegnano con i colori acrilici; i più esperti non possono fare a meno di sperimentare la pittura a olio.
Il risultato non sempre é garantito, anche il miglior pittore può commettere errori: con una sfumatura accentuata il naso appare storto, un'imprecisione nelle proporzioni può far sembrare gli occhi troppo piccoli.
Adoro sentire le persone lamentarsi delle frottole che altra gente racconta loro, dimenticandosi delle proprie. Quel neo che hai in faccia mi sembra un po' troppo piccolo.

04 marzo 2008

Quattromarzoduemilaotto

Un lungo silenzio, come in un pomeriggio afoso di fine luglio. Un silenzio che mette agitazione, in attesa della notte che porta frescura; un silenzio piacevole, come la sensazione di iperattività donata dai raggi di sole.

In quel pomeriggio ogni viso, amichevole o meno, ti pare stia sorridendo anche se le parole dette pesano come macigni su una schiena un po' malconcia.

Appena metti piede fuori le solite quattro mura, ti accorgi che tira un vento freddo e il cielo non promette niente di buono: in quel momento, se Beethoven potesse essere lì con te, ti sussurrerebbe all'orecchio la sinfonia Pastorale.

Capisci che la tua iniziale agitazione è solo eccitazione, perché quella tempesta in realtà è un semplice scroscio di pioggia, serve a rinfrescare i tuoi bollenti spiriti.

E' subito sera, alzi lo sguardo e scorgi un cielo plumbeo confuso nel buio della notte che avanza. Su quelle nuvole però questa sera hai attaccato un'infinità di stelle di cartapesta, che nemmeno l'umidità potrebbe far marcire.
Quattromarzoduemilaotto, un qualsivoglia giorno speciale. Il mio noncompleanno, insomma. Auguri.

17 febbraio 2008

Lo scappellotto

Ai bambini di cinque anni gli scappellotti non piacciono: non piace loro essere rimbrottati, li umilia anche se comprendono che quella piccola violenza viene fatta a fin di bene. E' il modo della madre per tenere il figlio "in riga".
Ieri ho rimediato uno scappellotto, forse non porterò il segno delle cinque dita sulle mie guance perché nessuna mano è stata allungata, ma come il bimbo di cinque anni mi sento ancora balordo: so pure io che è a fin di bene, ne sono cosciente perché non è il primo sberlone che ricevo, ma si può tranquillamente dire che in certe situazioni vada ancora in giro coi calzettoni colorati e la cartella di He-Man sulle spalle.

05 febbraio 2008

Esagerata

Voglio pensare che la serata di domenica sia stata...esagerata.
Io e lei tanto diversi, separati da tredici anni: lei così mediterranea nell'aspetto, io invece così lombardo; lei é il fuoco, io l'acqua; lei destrorsa, io mancino; lei adora quella scatola luminosa mangiacorrente, io sono discepolo dell'etere radiofonico.
Domenica, ecco la tregua, televisiva e non: una serata insieme, come non succedeva da almeno un decennio, un divano tutto nostro ma soprattutto la libertà di guardare e ascoltare, non la televisione, bensì l'altro.
Forse ci conoscevamo fin troppo bene e pertanto evitammo inconsciamente di "reincontrarci", ma ieri il godimento è stato esagerato, senza che l'uno s'impossessasse della realtà dell'altra.
Avevo dimenticato quanto fosse esageratamente piacevole passare del tempo con lei.

26 gennaio 2008

La sfida

Procedo tranquillo e beato nell'opera di insaponamento all'interno del mio vano doccia, quando mi accorgo di avere gli occhi addosso. Ad altezza uomo nessuno sguardo indiscreto, il problema è...a mezz'altezza.
Un esile corpicino, due orecchie a sventola, ha indosso un accappatoio azzurrino piuttosto abbondante: definirlo bello è ingeneroso, ma ha quella faccia da furbetto che fa tanta simpatia; si affaccia timidamente e pian piano si pone davanti a me e comincia a fissarmi. Una voce lo richiama all'ordine, ma dopo neanche venti secondi eccolo di nuovo alla carica.
Io sto al gioco, e lo fisso.
Lui mi osserva.
Io trattengo a forza il sorriso.
Lui si lascia scappare un sorriso.
Io non ce la faccio più e, come un codardo, faccio finta di strofinarmi la faccia per nascondere la risata.
Sono stato sempre un campione in queste cose, ma anche i campioni sbagliano.
Ha vinto lui.

14 gennaio 2008

Signora vs. signorinella

Aridaje. Non so se è pura causalità ma l'orologio segna le 4.05, sono nuovamente sulla stessa strada e nello stesso punto dell'altra volta: questa volta i fari sono ben accesi, signora mia. A proposito di signora...cos'è che fa di una femmina una signora? E una signorinella?

Una signora è lei, ne sono certo.
Una signora è una donna in carriera ma di grande spessore morale
Una signora è un'amica, per definizione
Una signora sa cosa vuol dire fare un sacrificio
Una signora è una donna che sotto le lenzuola fa faville

Una signorinella è lei, ne sono certo
Una signorinella è una donna con le idee confuse
Una signorinella si traveste sempre da signora, ma il trucco è imperfetto
Una signorinella è impudica ed esagera sempre
Una signorinella è una donna che sopra le lenzuola fa faville, ma sotto non è un granché
Oggi ho incontrato sia signore che signorinelle, per essere più precisi dovrei allargare il concetto di signorilità anche ai maschietti, ma preferisco credere che la classe sia una questione femminile, indipendentemente dal sesso.

"Tra Giulia e Susy la più femminile è stata Garrison" (Alessandra Celentano)

"Ruini come Clooney....No goldone? No party" (Luciana Littizzetto)

Blasphemo: Sai M., sono tornato single
M.: ...E quando mai non lo sei stato?
[...risate a crepapelle...]
Blasphemo: Sai che ti adoro, M.?

Sto ascoltando: Goldfrapp - A&E

08 gennaio 2008

Anima...le

Il fiume scorre silenzioso, immerso nell'oscurità sembra quasi pece. Un po' ovunque si formano dei mulinelli, ad un tratto mi rendo conto che un pesce è venuto a galla per divorare qualcosa; più in là, dall'altra parte dell'argine, un'anatra rompe il silenzio per un paio di volte, poi tutto torna come prima: alzo lo sguardo e vedo i tetti delle case immersi nella nebbia ma illuminati a giorno da una luce artificiale, i canali dell'acqua sembrano finire a mezz'aria. L'umidità comincia ad entrarmi nelle ossa, questa sera mi sento un po' pesce che viene a galla e un po' anatra che starnazza.
Ecco il lieto (o orribile, a seconda dei punti di vista) fine della serata di oggi: io che mi trasformo in un animale.

01 gennaio 2008

Ore 4.05

Sono in viaggio verso casa, potrebbe essere una notte qualsiasi e invece per molti è soprattutto capodanno.
La superstrada che taglia le campagne bresciane è quasi deserta, io sono solo nella mia auto e dagli altoparlanti esce a tutto volume un pezzo di Battiato.
Che c'entra Battisti con Battiato? 1, 2 e 3....il tempo esatto per "guidare a fari spenti nella notte"....e per ammirare un cielo terso impreziosito da moltissime stelle.
Dal cavalcavia spunta una luce, quei tre secondi mi sono bastati, riaccendo gli anabaglianti e proseguo la mia marcia da autista diligente...ancor più contento.