30 dicembre 2007

Com'é triste Venezia....(?!)

Charles Aznavour non aveva tutti i torti, quasi sempre Venezia m'ha lasciato quel background malinconico un po' fastidioso e senza spiegazioni, ma stavolta il giudizio non è affatto negativo.

Ricordo che da piccolo la visitai coi miei genitori e lasciammo nelle calle oltre al nostro buonumore, soldi, documenti, chiavi di casa e un insignificante marsupio nero: un turista straniero frequentatore di bagni pubblici ringrazierebbe del dono mia madre ancora oggi, se la conoscesse. Ci tornai successivamente un paio di volte in estate, non c'è niente di peggio dell'umidità alle stelle unita al "gradevolissimo profumo" d'acqua stagnante.

Venerdì, l'ennesima gita in laguna: nonostante il freddo cane, il viaggio in treno "sufficientemente" lungo e tutti quei piccioni in Piazza San Marco credo sia stata una giornata veramente gradevole, forse grazie al compagno di viaggio.

Meno triste insomma...ma Venezia lo è poi? Secondo me ho la memoria troppo corta.

27 dicembre 2007

Gesù Bambino

L.: Ciao Blasphemo, ma cosa ti ha portato Gesù Bambino?
B.: Ehm...[...tentativo di connessione con l'età infantile in corso...]...niente...credo non abbia ancora ricevuto la notifica del mio cambio di residenza.
L.: Ah certo, non sa ancora che abiti qui!
B.: Eh...purtroppo no!

In realtà, lo sa, ma non sono stato bravo quest'anno, allora ho rimediato comprandomi la mobile connect card di Vodafone. Adesso sono entrato negli anni 2000. Tié.

A dire il vero Gesù Bambino mi ha già fatto un regalo, ancor prima di Natale.

18 dicembre 2007

Monòpoli o Monopòli?

Mi sto per arrendere. Ho sempre odiato l’idea di arrendermi.
Non sono un visionario, mi rendo conto di essere fin troppo con i piedi per terra, però m’incazzo veramente quando le persone intaccano quei pochi ideali in cui credo (nulla è eterno tranne la Carrà, ad esempio).
Esiste ancora un ambito lavorativo dove non si facciano giochi di potere? Comincio ad avere dei dubbi, la sensazione è che dilaghi la vera essenza del “democristianismo”, ovvero la vigliaccheria. Brutta bestia.

Non me ne vogliano gli elettori dell’UDC.

16 dicembre 2007

Metti una sera a cena (statistica, veggenza o cretineria?)

Venerdì ho partecipato ad una cena alquanto strana.
Non era la solita cena di fine anno tra amici/colleghi/conoscenti/compagni/etc, bensì una reunion familiare in pompa magna, circa settanta persone presenti; l'evento è stato organizzato in grande stile senza che ci fosse un matrimonio da festeggiare, semmai la scomparsa definitiva degli antenati, ma questo è un altro discorso poiché non è usanza italiana ma americana quella di organizzare banchetti per tali occasioni.
Nel pomeriggio aleggiava nella mia mente la seguente domanda: ma su settanta persone, ci sarà qualcun'altro della parrocchia oltre a me?
Evento delizioso, anche se per tutta la serata ho cercato di scansare le tipiche domande insolenti come "ma la fidanzata?", "quando ti sposi?" "e il battesimo?" alle quali rispondevo con un "è a casa, le donne le preferisco serve", "non mi sposo per scelta" e "io sono già battezzato con rito di Santa Romana Chiesa".
Tornando al quesito precedente la risposta è SI. Un cugino di terzo grado (spero di non aver sbagliato i conti), non conosco il suo nome ma credo di averlo già visto da qualche parte. Memorabile il momento in cui il cugino (di primo grado) che sedeva al mio fianco se n'è uscito con la seguente frase in dialetto bergamasco: ""ma chel chellà, l'è Tisiano Ferro?". Traduzione per gli abitanti di S. Severo in prov. di Foggia: "chi è quel giovane seduto là in fondo che ricorda tanto quel cantante odiato fortemente da Blasphemo e che di nome fa Tiziano Ferro?". Me ne sono stato zitto, ma credo avrei detto qualcosa come "sì è Tiziano Ferro" oppure "No, non lo è ma sembra che lo sia. Del resto, anche Tiziano Ferro non lo è ma sembra che lo sia". Fortunatamente non l'ho fatto, sarei dovuto ricorrere ai disegnini.

"Le donne le preferisco serve", ma chi ci crede a questo mio maschilismo ottocentesco?

06 dicembre 2007

Fermo immagine

Una dietro l'altra, le vedo tutte, davanti ai miei occhi: le faccio scorrere lentamente, cercando di dar vita a qualcosa di statico. Parlare di fotografie attraverso le parole non sarà facile, ma ci proverò.

Sono riuscito a trovare del tempo per fare un DVD con tutte le mie fotografie digitali: le prime risalgono al 2001, osservo i capelli che vanno e vengono, gli amici che vanno e vengono, i vestiti che vanno (buttati), i sorrisi che vengono. Ci sono persone che fanno parte del presente, altre rappresentano solo ciò che è stato e inevitabilmente un tuffo nel passato fa riaffiorare i ricordi.

Domenica mia sorella mi ha regalato un quadretto, l'ingrandimento di una foto scattata due anni fa in cui figuriamo io e mio nipote: avevo dimenticato questa immagine, forse perché entrambi abbiamo un'espressione insolita anche se presentabile. Ne avrei preferita un'altra, ho una collezione di bellissime foto con lui, ma "a caval donato non si guarda in bocca".

La sera precedente ho cenato in un agriturismo assieme ai miei colleghi di lavoro, uno di questi ha passato tutto il tempo a scattar fotografie. A fine serata, mentre guidavo verso casa, pensavo che non me ne avevano fatte a sufficienza: dov'è finita quella pudicizia adolescenziale, bastano un paio di bicchieri di Barbera ad alterare gli equilibri?

Settimana scorsa qualcuno mi ha chiesto di ricordargli una foto della mia infanzia: la mia descrizione è stata del tutto esauriente, ma quando domenica ho aperto nuovamente l’album mi sono accorto di aver ricostruito una situazione che non è mai esistita, almeno su di una Polaroid. Espressioni sbagliate, sorrisi inaspettati, sguardi totalmente dimenticati. Ciò che traspare però non è in contrasto col ricordo, si nota molto orgoglio ma con qualcosa in più che si chiama tenerezza.

Ecco quindi le mie foto:
- Un ragazzo di spalle sulla spiaggia di Bibione che fissa un'altro ragazzo
- Un ragazzo sovraesposto che occupa l'intera immagine con un ammasso di capelli (della serie, quale componente dei Jackson 5 ti assomiglia di più?)
- Un ragazzo che abbraccia un'altro ragazzo
- Una signora anziana, affaticata perché in piedi da troppo tempo, ma felice di esserlo
- Un'altra signora anziana poco sorridente
- Un ragazzo che tiene in braccio un bambino che ha il suo stesso taglio di capelli
- Un ragazzo divertito che scherza con un suo collega di lavoro
- Un bambino sorridente in sella alla sua motoretta elettrica che fissa la persona che gli è a fianco

Domenica sera ho incontrato un fotografo: nella sua camera oscura, alla flebile luce che dipinge tutto l'ambiente di rosso, egli ha estratto dalla vaschetta contenente liquido di contrasto una fotografia di una semplicità sconvolgente: è un autoscatto in bianco e nero, si vede un sorriso appena accennato, sicuramente imbarazzato ma tanto luminoso. Ho chiesto che questa immagine mi venisse regalata ed egli ha acconsentito.

Adesso mi resta da capire come archiviare su DVD una foto che non esiste nella realtà ma è solo nella mia mente. Dove metto l'USB?

22 novembre 2007

Il lungo sonno del signor Meucci (Pronto, è la Sippe?)

Sono le due del pomeriggio, negli altoparlanti del mio computer sento rieccheggiare il disturbo del segnale, ma quella luce non prende vita. Poi succede un'altra volta, e al sussulto segue il silenzio.
Non ho mai avuto un gran rapporto col telefono fisso, tanto meno quello mobile: quel trillo che ti spaventa/eccita, la preoccupazione/curiosità di rispondere, la delusione/sorpresa nel sentire le parole di chi sta all'altro capo della comunicazione.

Appunto, comunicare.

Questa sera il telefono ha squillato, poco prima che entrassi in doccia. Che nervi. Esco velocemente dal bagno con addosso il solo "vestito delle buone occasioni", dico "pronto" e poi niente. Comunicazione attiva, segnale perfetto, ma totale silenzio.

Sono giorni che mi preoccupo per il mio cellulare, sforzandomi persino di andare oltre il mio ripudio. Non suona più, e non credo sia autolesionismo (perlomeno conscio), bensì qualcosa che ha a che fare con la sordità e il mutismo.

Resta comunque da capire se l'intestatario del 338 in questione abbia superato i 13 mesi di inattività e quindi il gestore abbia rescisso il contratto.

12 novembre 2007

Giro la ruota, Mike

Manco da troppo tempo, lo so.
Dopo Madrid sono accadute poche cose, molte altre credo invece di averle evitate io stesso.
Questa lontananza è figlia di una pigrizia mentale (ma non emozionale) e di difficoltà tecniche (quando mai mi deciderò ad attivare internet a casa dimenticando così i call center per cittadini stranieri?).

Vediamo un po' se giocando alla Ruota della Fortuna riesco a comporre una parola.

V di Verona o Vettura La mia automobile, dopo tanti travagli, è tornata nelle mie mani. 730 euri sono volati fuori dal mio portafoglio come niente. Non aggiungo altro, provate solo ad immaginare la mia gioia. V come Veemenza.

R di Roma o Ragazzi Periodo di vacche magre, signora mia, ma funziona sempre così, Blasphemo dopo il periodo della vendemmia va in letargo (io però la devo smettere con il mio solito bacchettonismo autolesionista). R come Rabbia.

C di Como o Collega Domani il mio collega P. consegnerà la lettera di dimissioni al mio capo. Mi spiace che se ne vada, è un gran lavoratore ed una persona molto intelligente ma altrettanto sottovalutata dal vertice aziendale. Non so cosa darei per essere una mosca domattina, forse sto solo attendendo con ansia il mio turno. C come Curiosità.

M di Milano o Malattia Lunedì scorso ero stanchissimo, martedì ero a pezzi, mercoledì ecco arrivare la prima febbre della stagione '07-'08. La solita faringite acuta mi ha bloccato a letto fino a sabato, e come se non bastasse s'è aggiunto un effetto, oltre ai soliti, poco piacevole che inizia per V. Venerdì e sabato ho letto molto, sfogliando nuovamente alcuni miei libri di scuola giusto per ricordarmi cosa volesse dire "fare Informatica" dietro i banchi. M come Malinconia.

S di Savona o Scomparsa Ieri pomeriggio dal mio albero genealogico è caduta una foglia, il vento di questi giorni ha soffiato troppo forte tra i rami (e qui dietro c'è una metaforona, sfido chiunque a capirla): sarei bugiardo se vi dicessi che sentivo un legame speciale, però nutro rispetto verso di lei. Sono tornato al mio paese d'origine anche stasera, pur sapendo che avrei rivisto troppe facce sgradite, ma in questi momenti mi rendo conto che i miei familiari hanno bisogno di me; pensavo che il tempo e gli avvenimenti avessero cambiato le persone, e invece le rughe non riusciranno mai a nascondere quegli atteggiamenti melodrammatici e così artefatti. I mancati attori piangono al telefono annunciando la tragica notizia e un attimo dopo fanno battutine da quattro soldi con i presenti, le malelingue scivolano sul pavimento della sala imbrattando di saliva i tappeti, insudiciando qualsiasi cosa; fortuna però che accanto a quella foglia accartocciata sono sfilate anime silenziose e raccolte nel proprio sentimento, alcune hanno persino regalato sorrisi privi d'ipocrisie e intimamente solidali. S come Sdegno.

E ora compro una vocale.

A di Ancona Eh sì, continuo a pensarci....non ad Ancona, sia chiaro.

VRCMSA. Ma che minchia di parola è uscita? Il solito sconclusionato. Però ho giocato con Mike e, detto tra noi signora mia, so' soddisfazioni.

01 novembre 2007

Tra presente, passato e futuro

A 86 anni dormivo quattro ore a notte
A 62 anni sono andato all'ufficio postale a prendere la pensione
A 52 anni sono stato operato alla prostata
A 46 anni ascoltavo Radio Capital, rientrando però nella fascia d'età dell'ascoltatore medio
A 13 anni mi prenderò la mia prima cotta adolescenziale per una donna
A 6 anni riuscirò a tornare a casa a piedi da scuola da solo a piedi, perdendo volutamente il bus
A 2 anni canterò il ritornello di "Say Say Say" di Michael Jackson e Paul McCartney


E a 26 anni? E che ne so, mica posso prevedere il mio futuro.

Auguri intanto.

31 ottobre 2007

Libro e moschetto...

In questi cinque anni di nuoto senza sosta credo di averlo incrociato moltissime volte, addirittura in ben tre diverse piscine. Non mi è mai parso un tipo simpatico, con cui magari scambiare quattro chiacchiere tra una vasca e l'altra: a volte lo beccavo solo, altre accompagnato da ragazzi più o meno coetanei. Testa rasata, viso spigoloso, occhi infossati, uno sguardo arcigno e tagliente.
Nonostante non lo conosca, credo che il disprezzo sia l'elemento alla base del suo personaggio: non credo sia molto stimato, nemmeno lui però sembra aver rispetto per il prossimo o una parte di esso. Sul braccio destro riporta un tatuaggio con la scritta DUX; un mercoledì sera qualsiasi dell'inverso scorso, dopo la mia oretta in vasca me lo ritrovai col suo compare, in doccia, e cominciai ad ascoltare a tratti le loro conversazioni, credo stessero parlando di donne; poi, in tono scherzoso e "sicuramente innocente" il soggetto in questione se ne uscì con una disquisizione a dir poco insolita riferita ad una terza persona:

"eh sì, quel brutto pederasta negro ebreo di merda"

Restai imbambolato con un'espressione da ebete mentre lo shampoo sgorgava a fiotte sulla mia mano. Pensai "chissà cosa direbbe se adesso, preso dalla Malgiolite, uscissi dalla mia doccia scheccando a destra e a manca (anzi no, solo a manca)": poi mi risposi da solo, avrebbe aggiunto "frocio comunista" (comunista per la manca) alla sua precedente affermazione e il risultato sarebbe stato "brutto frocio pederasta comunista negro ebreo di merda". En plein.
Domenica sera lo ribecco, io ero già negli spogliatoi ma lo vedo arrivare da lontano con uno sguardo allibito: controllo se ho addosso qualcosa di fucsia, poi mi accorgo della camicia nera. Che peccato.

21 ottobre 2007

These boots are made for walking

Può capitare che l'auto ti abbandoni (almeno per qualche giorno) e tu sia obbligato a cambiare le tue abitudini di viziato automobilista.
Ti alzi al mattino almeno mezz'ora prima, metti un giubbino più pesante e, per la prima volta da diverso tempo, il berretto: chiudi la porta dietro di te e t'incammini.
Scendi nei vicoli del tuo paesello, in uno di questi in fondo c'è una luce abbagliante e le vai incontro: da quella ringhiera vedi l'altra sponda del fiume ancora immersa nella foschia, il sole basso t'acceca e persino il ponte di colore bianco peggiora la visibilità. Ti fermi qualche istante ad ammirare il risveglio di tutto ciò che ti sta attorno, persino il fiume pare ancora dormiente perché la forte siccità l'ha prosciugato, quasi fermato.
Scendi la scalinata e per una volta tanto non conti gli scalini, le automobili che da lassù sembravano avere colori sfocati ora appaiono più familiari e sicuramente rumorose; attraversi il ponte, ti immergi in altri vicoli ed immediatamente ti ritrovi seduto alla tua solita scrivania.
Il bello è che alla sera fai la stessa cosa al contrario, ma non c'è più quella luce perché il sole è tramontato dietro la collina e anche se lo raggiungessi non ti sembra più lo stesso.
Poi viene il weekend e fare a meno dei tuoi soliti spostamenti, anche legati a piacevoli passatempi, non è così semplice: ti vien persino da ridere quando ti accorgi di essere seduto in un autobus completamente vuoto che ti riporta a casa dopo un'oretta passata in quella piscina del paese a fianco; sembra quasi che tu abbia scambiato il tuo ridicolo paese per una metropoli degna di questo nome.

Oddio...forse lo è.

E fino a martedì...niente trippa per gatti.

13 ottobre 2007

Acqua

Scivola lungo i suoi fianchi, l'accarezza, ma l'impeto dei movimenti respinge la dolcezza del fluido. Lo sguardo fisso di quell'uomo la penetra nel profondo, la pervade, come se sul fondo si nascondessero tutte le risposte che stava cercando: quando si guarda attorno invece osserva in modo superficiale, galleggia negli occhi della gente, fin quando l'imbarazzo lo porta in una secca. Quel corpo s'immerge nuovamente, le sue braccia si innalzano e poi sprofondano.

Sto ascoltando: Air - Space maker

Se avessi una piscina tutta per me vorrei nuotare con questa canzone tutto volume, in modo da poterla sentire persino sott'acqua. Chissà invece che ascolterebbe quello sconosciuto.

12 ottobre 2007

Brain training

Al lavoro mi chiamano F1 (per i profani, é il tasto d'aiuto sul PC), l'idea che molti dipendessero dalle mie "informazioni" non mi dispiace affatto, é una piccola bottarella all'autostima.

Il mio cervello non mi hai mai tradito, ma da qualche mesetto posso tranquillamente ammettere che scordo facilmente alcune cose. Per fare un'esempio, non ricordavo il nome di un ragazzo che incontro talvolta in piscina: ho messo in moto l'astuzia per non fare una figuraccia e, al momento del ritiro della tessera, ho drizzato le antenne mentrepronunciava nome e cognome a voce alta.
Secoli fa, quando andavo ancora a scuola, le date da memorizzare non erano un problema, oggi molti compleanni non mi entrano in testa, faccio affidamento a mezzi tecnologici.

I casi sono quattro:

a. sono invecchiato (meno di un mese ai 26, questo me lo ricordo)
b. quand'ero più ggggiovane, conoscevo poca gente (meno nomi, meno date)
c. è più semplice memorizzare la marca della mia lavatrice ossia Rex piuttosto che il compleanno di Tizio (ma si chiama Tizio poi?)
d. ora ho qualcosa di più importante da tenere a mente (o da dimenticare)

Chissà, forse hanno tutte un fondo di verità, mi chiedo se l'associazione persona/numero possa essere ritenuta tragica.

Ah, però oggi è il 12 Ottobre...Terraaaa!

05 ottobre 2007

Denuncia

Ieri notte forse ho rischiato una denuncia, ma chissenefrega.
Era un po' di tempo che non lo facevo, in macchina mi trovo a mio agio, lascio andare ogni freno inibitorio.
Si inizia pian piano, si segue il ritmo, ci si fa coinvolgere e l'adrenalina sale.

Ecco...

Fa' una cosa ogni giorno che sei spaventato: canta!
(The big Kahuna)

Ieri sera un qualsiasi passante avrebbe potuto udire distintamente il casino provenire dall'abitacolo della mia macchina. Però non vi dico qual'era la colonna sonora. Tié.

Curioso quest'incrocio col sesso. Uhm.

26 settembre 2007

Wagaboo

"La verdadera patria del hombre es la infancia"
Rilke

Questa frase, scritta sul muro della stazione metro di Campo de Las Naciones, l'ho letta dal treno in corsa è m'è parsa immediatamente la migliore rappresentazione in parole della mia vacanza.
Eh già, credo fermamente che la mia patria sia realmente la mia infanzia, ed è attraverso gli occhi di un bambino che io ho ammirato, scrutato e intravisto tutte le mie emozioni riflesse sui muri di una città adulta come Madrid. Ecco cosa intendevo dire alla partenza tramite l'oroscopo di Brezsny: svuotarsi completamente era come diventare piccolo una seconda volta; chi meglio di un bambino è in grado di vivere a fondo tutte le esperienze che la vita gli sottopone in modo spensierato? Un bambino ride, si arrabbia, piange e qualche volta ti fissa a fondo per capire cosa passa per la tua testaccia dura.

Per il viaggio ho riempito fino all'ultimo byte il mio player MP3, involontariamente ho messo anche questo album che mi riporta col pensiero proprio alla mia infanzia (quasi adolescenza): il 1991 fu un anno, come del resto quelli adiacenti, un po' strano ma sicuramente ricco di avvenimenti; questo disco è la mia "patria musicale", è composto da canzoni più o meno conosciute ma tutte suonano come un inno nazionale per me.

Potrei perdermi a raccontarvi cosa ho visto, quali locali mi hanno trascinato nel turbinio della movida madrilena, descrivervi le persone che hanno contribuito a rendere questa ennesima scampagnata una delle più piacevoli, forse la più coinvolgente di tutte quelle fatte finora.

Non lo faccio, sapete il perché?

Perché le immagini della città sbiadiscono nella mente, i divertimenti lentamente si dimenticano per far posto a chissà quali necessità quotidiane, le persone si possono anche perdere di vista. I sentimenti invece no, quelli ti restano dentro, forse perché un po' li conosci già.

Mi ricorderò finché vivrò di questa vacanza: non dimenticherò mai quale immenso dolore mi suscitò il Guernica pur non essendo un critico d'arte, mi lascerò andare con più convinzione ogni volta che rivivrò quella sensazione di piacevole disorientamento suscitatami dalle nottate trascorse nelle fumose discoteche di Chueca; per ultimo mi terrò sempre dentro quelle particolari emozioni che seppe tirarmi fuori una persona sconosciuta ma così simile ad alcune anime gentili che mi stanno accanto da diversi anni.

Sappiate che, solamente oggi, Madrid è stata in grado di farmi vivere in serie:

- Preoccupazione e una rabbia latente, causata da una buona ragione per tornare (che strano incazzarsi per una cosa positiva)
- Una felicità, calda come un abbraccio
- Una gran voglia di piangere, per dar sfogo a quell’amarezza e alla felicità strabordante
- Benessere e sicurezza, rappresentate anche in questo post chilometrico

Ora sono qui in areoporto e aspetto il volo che ha accumulato un ritardo consistente a Milano, vorrei tanto che non arrivi mai.
La patria di quel bambino, almeno per oggi, è in questa città che si trova nell'universo (della sua vita).

Madrid, a presto.

Sto ascoltando: U2 - Ultra Violet (light my way)

20 settembre 2007

¡Qué ansiedad!

Qualcuno mi spiega perché devo essere così ansioso prima di partire? Mi succede sempre la stessa cosa, svanisce tutto con un sonno consolatore.

In questo momento sono nel punto più tranquillo di Madrid e persino vedere il sole che penetra tra le chiome degli alberi mi dona una tranquillità incommensurabile.

Devo rileggere Siddharta un'altra volta. Sì sì.

19 settembre 2007

Mí radar está roto

Provate a camminare per i quartieri di Malasaña e Chueca per un po', anche negli orari più inconsueti: vi accorgerete che vi basteranno circa dieci o venti secondi per incrociare un parrocchiano (o anche una gnegna, dipende dai gusti).

Ho spento il radar questa sera, è andato in tilt. Santa Marta (Sánchez)...che paese del Bengodi!

18 settembre 2007

Me voy (vacío)

Domani prenderò l'aereo che mi porterà a Madrid: le uniche differenze rispetto ad Ibiza sono la meta, il fatto che lascerò a casa tutti gli amici e l'adrenalina a mille, per il resto stesse sensazioni.

Lo scorpioncino Blasphemo ha ascoltato l'oroscopo di Rob Brezsny su Capital (ascoltalo/leggilo), da domani ha in ballo una scommessa con se stesso: si svuoterà completamente, o almeno ci proverà, proprio come l'anno passato a Barcellona.

Porterò con me il mio solito quadernetto, all'Adecco non ci sono ancora passato e quindi sarò solo a Madrid (vedi il post precedente).

Dietro le finestre io guardavo le contrade di Madrid
Ero preoccupata che non si sciupasse l'atmosfera
[...]
I ragazzi all'imbrunire cantano dei versi in allegria
Solo pochi passi di fandango persi nell'oscurità
Come si sta bene qui nascosti tra le nostre verità
Strana voglia d’andar via verso le contrade di Madrid
[...]
Raffinate libertà
[...]

Giuni Russo > Mediterranea (1984) > Le contrade di Madrid

17 settembre 2007

Chi ha tempo...

Chi ha tempo non aspetti tempo, recita il proverbio. Mi chiedo: e chi non ne ha? Vada all'Adecco.

In questo ultimo periodo ho veramente poco tempo a disposizione per fare qualsiasi cosa: al lavoro devo finire tutto in fretta, a casa sbrigo le faccende a fatica, ho poco tempo per i miei "buchi dolcefarniente" (come la piscina, ascoltare musica, leggere etc...). E il mio blog? Finisce in coda, nonostante di cose da raccontare ce ne siano; l'altro giorno il mio Grande Capo, con l'ennesima delle sue trovate, mi ha ispirato un post, ma non ho il tempo per scriverlo.

Sua Altezza Reale sfrutta la segretaria per scrivere lettere inutili ai clienti, io voglio uno stenografo/dattilografo (maschio) che possa appuntarsi in qualsiasi momento della giornata le mie riflessioni: con pochissimo sforzo potrei aggiornare quasi in tempo reale questo maltrattato blog.

Ecco come risulterebbe la mia giornata bloggara, piena di rubriche:

Ore 7.12: Non ci sono più le mezze stagioni, la prima cazzata del giorno pensata ancora con le cacchette negli occhi
Ore 8.15: Blasphissimo, commenti al tema del giorno lanciato nel programma radiofonico Platinissima
Ore 8.31: Vaffa Awards, chi riceverà oggi l'ambito premio (dopo un minuto di lavoro)?
Ore 11.00: Commenti etero in pausa caffé. Da non perdere Blasphemo che parla di tette e di fighe.
Ore 12.35: Il pranzo è servito, ai fornelli il cuoco Blasphemo
Ore 14: Blasphealth care, consigli per digerire in fretta il pranzo
Ore 16.30: Commenti etero in pausa caffé (seconda parte)
Ore 17: Frizzi e lazzi, risate radiofoniche a volontà, in istudio Mary Cacciola, Andrea Lucatello, la Pina, Diego e Blasphemo
Ore 20: Le parole che non ti ho detto, riflessioni semiserie su pensieri e sensazioni della giornata
Ore 20.30: Music was my first love, it will be my last, la buona musica in compagnia di Fabio Arboit, Massimo Cotto, Luca De Gennaro, Massimo Oldani, Alessio Bertallot e Blasphemo.
Ore 22.30: Il cantastorie, Blasphemo trasforma le più belle favole per accompagnarvi tra le braccia di Morfeo

Lo voglio, lo voglio (il dipendente sottopagato)! Uff. Domani veloce aggiornamento ai post e alla rubrica qui a lato (se ho il tempo).

10 settembre 2007

Fill in the blanks

Ricordo che quando frequentavo ancora le aule scolastiche (ormai si parla di secoli fa), uno degli esercizi più ricorrenti nei compiti d'inglese era quello di riempire gli spazi vuoti con le parole corrette: lo sforzo richiesto dipendeva dalla difficoltà dell'argomento.

Blasphemo ________ someone.

In questo momento l'unico verbo che non riesco a coniugare correttamente al Simple Present e ad infilare in quello spazio vuoto è proprio quello lì. Si si, proprio quello. Non è nemmeno una questione di tempo, se provassi con Simple Past o il Past Perfect la solfa non cambia mica.

Erano mesi che non ci pensavo, forse quell'esercizio che risale alla lezione numero uno l'ho tralasciato perché ero troppo concentrato su altre questioni come il genitivo sassone ma sicuramente l'ho dimenticato di proposito.
E' sempre più semplice imbrogliare, magari nascondendo alla professoressa quel compito non eseguito: le parli con un accento impeccabile, stendi pagine e pagine piene di argomenti più o meno interessanti; poi ti accorgi che in quelle pagine quel verbo non c'è mai, al suo posto hai usato tanti di quei sinonimi che non nemmeno l'Accademia della Crusca inglese (semmai esistesse) conoscerebbe. E chi te lo ha ricordato? Tuo padre.

Giovedì ho visto mio padre con il mio libro d'inglese in mano, mi mostrava quell'esercizio irrisolto; mi sorrideva ma i suoi occhi erano pieni di lacrime, una goccia di sangue seccato riempiva quello spazio vuoto nella frase.

Grazie papà, grazie per avermelo ricordato.

Oggi ricomincia l'anno scolastico, vorrei tanto tornare a scuola, anche solo per un'oretta.

06 settembre 2007

Words don't come easy

Piacere, sono Minnie Minoprio. Ah, no, scusa, volevo dire Lola Falana.

Sarà che sto viaggiando dritto dritto verso il compimento del ventiseiesimo anno d'età, sarà che l'arterio sclerosi è sempre più diffusa anche tra i giovani, ma mi sono accorto di aver perso l'uso delle parole; se devo essere sincero, non l'avevo mai acquisito, nemmeno l'arte dello scrivere mi appartiene, credo che questo blog violaceo riporti più errori di un saggio (non di danza) di Don Lurio: il compianto almeno aveva la scusante della lingua, io non posso certamente spacciare il mio sporco dialetto bergamilanese come il nuovo esperanto.
Certe volte ho la sensazione di usare le parole a casaccio, come se avessi effettuato le estrazioni del lotto e dai bussolotti estraessi delle parole o delle lettere per comporre frasi di (impietoso) senso compiuto. Certe o-sce-ni-tà! Mi sono accorto di aver ridotto inconsciamente l'uso delle braccia per comunicare, abitudine molto italiana, ma l'effetto ottenuto è del tutto simile a quella del Voltfast (antinfiammatorio alquanto potente) sul mio stomaco: le parole non stanno più al loro posto.
Fin da piccolino, l'uso delle parole "destra" e "sinistra" è stato incondizionato, alzavo sempre la mano sbagliata, tuttora sarei il peggior navigatore umano che qualsiasi automobilista possa avere: potrei portare chiunque ovunque (che bella cacofonia).
Caro Blasphemo: espletare ed esplicitare sono due verbi diversi, perché li usi a casaccio quando conosci il loro significato?
Il tetto e la tetta non sono proprio la stessa cosa (qui manca l'esperienza).
Cara Minnie Minoprio, smettila di usare in grande quantità gli aggettivi, non si mettono qua e là come il formaggio grattugiato sui maccheroni. E nemmeno gli avverbi. Deficiente però va bene (l'aggettivo ti si addice)!
Dire E io cosa ho detto? dopo che la gente ti ha corretto non ti fa fare una bella figura, meglio un ma guarda che io ho detto x e non y! (negare, sempre!).
Quando qualcuno comincia a spiegarti certe parentele in stile "Cent'anni di solitudine" usa carta e penna, le parole "cognato" e "nipote" possono essere tranquillamente sostituite da una bella freccia tra due cerchiolini e un paio di nomi.
Infine, cara Lola Falana dei miei stivali, ti prego, prendi in mano un qualsiasi libro di scienze delle elementari e ripassa un po' il corpo umano: mani e piedi sono due parti che non vanno confuse; non ti lamentare se lo sportello del casellante ha quello scopettino fastidioso ai piedi, perché qualcuno potrebbe pensare che tu, in quanto attrice d'altri tempi, possa impiegare il tuo tempo libero a fare avance ai numerosi casellanti di sesso maschile con i tuoi meravigliosi piedini.

Avanti così: il giorno in cui mi darò della lesbica, sarà la fine. Della mia eterosessualità.

31 agosto 2007

Let it rain

Non so che ore siano, non me ne frega più di tanto. Sono in macchina e sono fradicio: fuori la pioggia scende copiosa, il sudore rende quasi insopportabile il rimanere lì seduti, in poco meno di quattro metri al chiuso, respirando aria viziata.
Anche la mia mente è vittima di questo tempo da lupi, ma almeno lei ne ha tratto giovamento: è come se la pioggia avesse lavato via tutti i pensieri, buoni e cattivi, e al loro posto si fossero create delle pozzanghere di stimoli; pozzanghere che riflettono immagini distorte, pozzanghere che generano suoni gradevoli al cadere delle gocce.
Pozzanghere inspiegabili, quasi sconosciute, ma coinvolgenti.
La pioggia credo abbia un effetto strano su di me, mi innervosice e al tempo stesso mi rilassa, proprio come quando mi immergo in un mare mosso.

Sto ascoltando: Prince - Purple rain

(Viva la pioggia di ieri sera, che mi fa ricordare una delle canzoni a cui tengo di più; ogni volta che risento quei due minuti solo strumentali è un orgasmo che si ripete)

21 agosto 2007

Volevo salutare

A volte gli uomini sono padroni del loro destino; la colpa, caro Bruto, non è delle nostre stelle, ma nostra, che noi siamo dei subalterni
dal Giulio Cesare di William Shakespeare

Per chiudere l'argomento vacanze, voglio fissare alcuni pensieri adottando l'odiosa tecnica del saluto, gradita a molti ascoltatori radiofonici e televisivi prima di chiudere una comunicazione in diretta.

Volevo salutare...
....il "giullare" di Calle de la Virgen, credo sia la persona più originale che abbia visto in tutta la mia permanenza: tutina aderente a righe stile calzamaglia, borsa da spiaggia in paglia, in testa un cappello con tanti funghi di plastica, un trucco che persino Moira Orfei potrebbe invidiare. Geniale.

...la bellissima coppia lui-lui di Cala Salada...avete presente la perfezione? Li rivedrei volentieri all'altare con la mia benedizione.

...tutti gli inglesi che a mezzanotte hanno il coraggio di girare per la città in costume e telo mare sulla spalla. Non è mai troppo tardi.

...tutti gli organizzatori di feste nelle discoteche più figose: il mio portafoglio vi ringrazia (un saluto particolare a quegli straccioni della serata Gorgeous allo Space...solo 20 euri per un ingresso, tze!)

...il mio compagno d'avventure L., l'animale ancora oggi sostiene che la nuova canzone dei Tazenda è cantata in spagnolo, anche dopo una settimana in Spagna

...i ristoratori furbi che ti infilano nel conto pane o bibite varie mai consumati. Tié...nun me freghiiii!

...le sorelle C, canne coca e compresse: un'ossessione per l'intera settimana, chiunque mi domandava se avessi "qualcosa"

...le vicine di Alicante: grazie mille per la catenazza regalatami, con quella indosso sembro un orso pocket, ora posso tornare a Sitges sentendomi a mio agio tra turisti; mi spiace invece per l'orrenda battuta in stile "Oltre il Pride" che vi ha fatte sbiancare fatta dal mio amico L., sappiate che non è affatto il mio ragazzo e non è sempre così "sfranta" come in quell'occasione

...il gruppo di ragazze milanesi molto carucce che, nel chiringuito di Cala Comte, mi ha squadrato per ben 20 minuti: un record, apprezzo e me ne vanto (nonostante non ci guadagni nulla)

...Maurizio, il gestore brasiliano del bar 22 (credo si chiami così) che s'è intrattenuto con me a lungo facendomi i complimenti per il mio scadente spagnolo: mi sono sentito come una chiattona di 130 chili alla quale vengono riconosciuti gli sforzi per i 2 etti e mezzo buttati giù in un mese.

... infine Damien, ragazzo francese di 22 anni che ha trascorso con noi l'intera nottata di martedì in discoteca, uno di quelli che ha stoffa da vendere e ci prova sempre nonostante abbia "saturno contro" da un po'; è come se un ragazzo-provincialotto-acidello-viziatello-e-saturo-di-divertimenti avesse preso un bel calcio nel sedere e si fosse risvegliato da un torpore durato fin troppo, ben una settimana intera: in un colpo solo ha trasformato la sopita critica verso gli altri in qualcosa di prezioso e positivo. Conserverò a lungo il tuo ricordo, Adieu Damien!

Intervallo


Ibiza, Cala Comte, veduta di un piede che si lascia dolcemente "affogare"

Io, lei (l'isola) e l'altro (il cormorano)

Percorrete le vie di Gerusalemme, osservate bene e informatevi, cercate nelle sue piazze se trovate un uomo
Geremia 5,1

Me ne sto un po' tranquillo, la spiaggia è un carnaio e ho bisogno di una buona dose di quiete.
Passeggio sul bagnasciuga, alla mia destra c'è un'ammucchiata di suoni, muscoli, colori e perversione; alla mia sinistra invece c'è l'opposto, qualcosa di naturale e per nulla provocatorio.
Oltrepasso una scogliera che delimita l
a spiaggia e raggiungo una zona ben più selvaggia, c'è un'arida montagnetta con rare sterpaglie che finisce in mare con una moltitudine di scogli e rocce di vari colori. Il sole scotta, la mia pelle è aggredita da questi raggi di metà pomeriggio: non mi curo del fastidio che ho addosso e proseguo il mio cammino.
Raggiungo una scogliera poco ripida e facile da scalare anche con un paio d'infradito; vedo un ragazzo seduto ad ammirare l'orizzonte che riempie le sue orecchie di una musica, credo, molto conciliante. Oltrepasso il relitto di una barca e me lo trovo lì di fronte: impettito, ha un aspetto un po' goffo, è raccolto in sé stesso e si gode il mare; si accorge della mia presenza ma prosegue l'opera di pulizia delle sue piume facendosi cullare dal vento. Continuo a seguirlo con lo sguardo, poi mi concentro sulle onde che si infrangono proprio sotto di me: una di queste si schianta in modo violento e mi bagna, in pochi attimi il ristoro trovato dall'acqua svanisce.
Mi allontano, voglio guardare quell'uccello da lontano, mi siedo su uno scoglio a meno di un metro dell'acqua: è là lontano, non si muove più e nemmeno io.
Non so quanto tempo sia passato, mi alzo e lancio l'ultima occhiata a questo superbo quadretto prima d'immergermi nuovamente nell'orgia di suoni, muscoli, colori e perversione.

04 agosto 2007

Chiuso per ...

Un bambino è fermo davanti ad una saracinesca abbassata, al centro di essa spicca un cartello fluorescente con scritto “Chiuso per ferie dal 04/08 al 26/08”. Sua madre lo prende per mano e lo porta via.

Siamo arrivati ai saluti estivi: eh già, perché io mica mi porto il blog in vacanza, la speranza è quella di raggiungere la mia meta con il minor numero possibile di aggeggi elettronici, soprattutto quelli che dominano la mia vita lavorativa. Finalmente è arrivato il mio turno, tra pochi giorni parto per il mare e mi lascerò alle spalle tante cose, quest’anno per la maggior parte belle.

Lascio a casa la mia casa, quando tornerò ritroverò tutti i ricordi di cui quelle stanze sono colme, e ne aggiungerò degli altri.
Lascio a casa la mia auto, sporca come sempre (a differenza della casa)
Lascio a casa la mia famiglia, sempre più strampalata, più distante ma pur sempre presente
Lascio a casa mio nipote, lo ritroverò con un anno in più sulle spalle e con addosso vestiti stylosissimi
Lascio a casa quel paio di infradito, ne faccio volentieri a meno
Lascio a casa tutti i miei amici tranne uno, mi dispiace molto, avrei voluto condividere con loro una vacanza come questa
Lascio a casa persone come lei ma, come ho già detto, mi conforta sapere che potrebbe seguirmi ovunque
Lascio a casa il gatto del mio cortile, che faccia pure pipì e cacca sulla soglia di casa mia quanto vuole

Lascio a casa il mio blog, lascio a casa anche te, lettore distratto che passi di qui ogni tanto: questa serranda è abbassata per un po’, non voglio mettere alcun cartello dai colori accesi, forse questo blog rimarrà chiuso per un po’, forse per sempre (anche se sempre è una parola che non sopporto...quindi...). Finalmente non sono più io quello davanti al negozio, semmai sono il negoziante in vacanza. Sapete una cosa?

Puoi prendere una strada che ti porti alle stelle. Io posso prendere una strada che mi porti fino in fondo.

Le mie stelle le ho già, le ho sempre avute, solo che non mi serve raggiungerle, mi basta guardarle da quaggiù. Ecco, il solito cinico coi piedi ben saldati a terra.
Ora vado a divertirmi, magari sotto le stelle, nuove e vecchie. Vado a fare lo sprovveduto a Ibiza...beh non proprio come lui, ma la mia buona dose di divertimento e relax non mancherà (E., smettila immediatamente di pensare che vado a fare la sgualdrina!). Chissà quante stelle riuscirò a rivedere
al mio ritorno dalla finestra di casa mia.

Un grazie particolare va alle due mie stelle della radiofonia italiana, Pina&Diego, sempre pronti a dare buoni consigli ad una gallina come me (soprattutto grazie a Diego).

01 agosto 2007

Grazie (ma che coglione sono?)

Ti ho pensata sai, e anche spesso: non so il motivo per cui non ti richiamavo, mi rendo conto solo mi risultava difficile contattarti, nonostante sapessi quanto fossi splendida.
Forse il tuo ricordo mi legava ad un periodo poco piacevole, ad un'altra persona che conosciamo entrambi, colui che ha avuto solo la colpa di mettermi davanti ad uno specchio per mostrarmi quanto la pelle del mio viso fosse invecchiata, soprattutto in quei tre mesi.
Continuammo a vederci, le poche serate passate assieme furono però veramente preziose per entrambi. Condivisi con te la gioia della mia nuova casa e, più in generale, la mia rivincita su quel periodo di cui tu sei stata testimone. Tu mi raccontasti dei tuoi problemi e delle tue soddisfazioni, e ancora oggi sono felice di averli avuti qui tra le mie mani.
Poi un giorno, davanti al tuo numero di cellulare non riuscii a mandarti un sms: mi comportai da codardo, non c'era alcuna ragione che m'impedisse d'inviartelo.
La sorpresa e la gioia di rileggerti sabato non me l'ha tolta nessuno, volevi rivedermi nonostante tutto questo tempo.
Poco fa ti ho chiamata, mi hai detto che per rivedermi hai fatto i salti mortali nel recuperare il mio numero di cellulare che purtroppo avevi perso: sappi che mi hai fatto star bene, nonostante non sia mai stato così "importante" per te.
Forse non è vero che non sono "importante", forse sono solo io che non sono abituato a reggere il peso delle parole, quelle sincere e quelle indispensabili.
Non vedo l'ora di rivederti al mio ritorno.

27 luglio 2007

E' inutile. Non sono in grado. punto.

- dire basta: sono esagerato in tutto, non ho il senso della misura, aiuto, ho bisogno di qualcuno che mi dica se sto esagerando
- guidare una Vespa: non ho mai capito come si inseriscono le marce, credo inchioderei ogni due secondi, provengo da anni con il Piaggio Ciao
- usare il cellulare: qualcuno non ha ricevuto alcuni miei sms?
- prendere a sberle qualcuno: certi buffetti invece...hey, mascherina!
- mentire: è mai possibile disimparare? Sì, mi sono accorto che non so più mentire, o perlomeno inventarmi balle sostenibili.
- dire che sono bisessuale: visto che non so mentire? [Il soggetto è rosso in viso e trattiene il fiato, assieme alle risate]
- usare con parsimonia i detersivi: ebbene sì, sono responsabile dell'inquinamento globale, è come se usassi il Lysoform Casa al posto dell'acqua (adoro la schiuma in stile Pretty Woman)
- farmi i fatti miei: solo spetegules però, mai invadere il territorio altrui
- stirare i miei pantaloncini con le pence e curvi sopra il ginocchio: ore e ore col ferro da stiro in mano
- giocare a briscola: se avessi detto a scopa, sai quante battute sprecate
- andare d'accordo col gatto del mio cortile: c'è una antipatia reciproca
- fare le scale a due a due: il mio equilibrio non me lo permette
- mangiare gelati e ghiaccioli lentamente: certi mal di testa poi...
- dire Matlock senza quel suono strano nella T che assomiglia di più ad una C: W Paolino Paperino
- dormire più di sette ore a notte d'estate: il mio orologio biologico ha ritmi insostenibili d'inverno
- cucinare il pesce, specialmente i tranci di tonno: ops....ma certi miei primi sono delle delizie (è inutile, non so mentire).

26 luglio 2007

Voglio vederti danzare

Negli ultimi tre mesi Blasphemo ha cambiato tantissime abitudini.
La mia vita è sempre la stessa: faccio lo stesso lavoro, ho gli stessi amici, gli impegni sono sempre gli stessi, gli hobby pure.
Mi lamento di condurre sempre la stessa routine, nonostante i cambi significativi avvenuti in passato (credo sia un problema comune a molti); sto cercando di riscoprire qualcosa di particolare, la meraviglia: il disincanto credo sia la chiave giusta per vedere sotto un'ottica diversa anche le cose più noiose che la vita mi offre. Ammetto che si provano sensazioni assai strane, ma virtualmente mi fa ringiovanire di almeno sedici anni.

Tra i miei svaghi, ad esempio, c'è la discoteca, ora sto cercando di evitarla: il troppo stroppia, e ultimamente il livello di divertimento è notevolmente scemato, facendo accrescere la mia solita sensazione (1 e 2) di vuoto in mezzo alla pista affollata.

Oggi, però, avrei voglia di sfogare i miei piedini: in casa, scalzo, luci soffuse e questa canzone in sottofondo; ho voglia di cantarla in playback facendo quelle facce appassionate, ho voglia di ballarla fino alla nausea con movimenti sinuosi, per poi lasciarmi andare sul tappeto.

Magari così mi ritornerà la voglia di tornare in discoteca.

Se la ballassi da solo non ci sarebbe nulla di nuovo, solo un paio di ballerine paillettate potrebbero rappresentare il diversivo. Piuttosto, qualcuno mi fai compagnia? Ehiiiii, tu?! Why SHOULD I wait?

Occhi

I suoi occhi verdi sfuggono ai miei. E' uomo d'altri tempi, orgoglioso tenace ma generoso: dimostra a stento il proprio affetto, nascondendolo proprio insieme ai suoi occhi.

I suoi occhi sono scuri e pieni di sangue, li nasconde dietro un paio d'occhiali molto sofisticati e sotto la visiera di un cappellino, anche quando non c'è il sole. Non mi sorride mai, ma alla sua bellissima bambina non mancano mai attenzioni, i suoi occhi sono tutti per lei.

I suoi occhi sono vitrei, freddi e nordici. Non sono capaci di fissare il vuoto, hanno sempre un punto focale ben preciso, sono occhi che sanno il fatto loro.

I suoi occhi sono verdi e pieni di lacrime. Non è strano vederli così, devastati dalla felicità e dal dolore, ma vorrebbe tanto che quei suoi occhi non fossero mai visti in quello stato, nemmeno da me, e li nasconde dietro le sue mani.

I suoi occhi sono ammalianti, vivi e mediterranei. Ti fissano come pochi altri sanno fare, forse per creare un canale di comunicazione, per parlarti: non ho ancora capito cosa mi stiano dicendo, non ho nemmeno capito se questi occhi non parlano perché hanno paura, ma qualsiasi cosa mi vogliano dire io li ascolterò.

Sto ascoltando: The Streets - Dry your eyes

Io odio

Odio quando le chiavette USB perdono i dati.
Dannata chiavetta USB, me la pagherai.

I hate you so much right now...

21 luglio 2007

Che je succede a la chiappa?

Piccola eccezione: nei post metto molto raramente foto e filmati, ma è un occasione molto particolare.

Mi rivolgo a te, carissima lettrice: si, proprio tu, lei era uguale a te, stesse espressioni, stesso fisico, stesso carattere. Come se non bastasse, stessi acciacchi. Non si può non voler bene alla sora Lella, come è impensabile non voler bene a te.
Tutte le volte che rivedo questo film rido e piango, come un deficiente.




19 luglio 2007

La maison (I'd rather be with you)

Faccio un po' il tamarro, metto il braccio fuori dal finestrino, voglio godermi il calore che sale dall'asfalto di Corso Buenos Aires. Guardo fisso la macchina davanti alla mia, perlomeno questa volta non memorizzo la targa. Accendo l'autoradio come sempre, faccio zapping nervosamente. 1, 2, 3, 4, 5, 6 ...5: alzo il volume, in onda c'è uno dei pezzi più belli dei Gabin, La maison.Eh già, sto tornando a casa, in compagnia di Nelly Furtado, Dido e Britney Spears: le prime due sedute lì, sul sedile del passeggero una in braccio all'altra e alla facciaccia dei vigili, la terza invece è svaccata sul sedile posteriore (non l'avrà mica scambiato per un divano dell'IKEA?); in realtà Britney non l'avrei mai scarrozzata se non fosse stato per le suppliche, non mi piacciono le ragazze scriteriate.

Quella sensazione di torpore alimentata dalla canicola che mi capitalizzava fino a qualche ora fa è ormai svanita; sono quasi arrivato a casa, l'orologio vicino al contachilometri segna le due e un quarto: è tardi ma non m'importa, del resto non succede tutte le sere di uscire con tre starlet, so già che quando arriverò a destinazione queste tre fanciulle se ne andranno. Ora la radio passa House of the rising sun degli Animals.

Sono in camera, le persiane sono aperte perché qui dentro c'è aria viziata; sono sul letto, sento qualcuno fischiettare: la curiosità è tanta, guardo fuori e vedo la piazza illuminata a giorno completamente deserta, ma noto passeggiare sul marciapiede proprio sotto la mia finestra una donna dai capelli lunghi e corvini; mentre rovista nella sua borsetta color turchese osserva i manifesti dell'edicola accanto, lei non mi può vedere, continua a fischiettare in modo ansioso questo motivetto mentre scompare dietro l'angolo. Chissà dov'è casa sua.

La mia casa è qui, ma potrebbe essere ovunque, e stasera era anche in centro a Milano, la stessa in cui vivono Nelly Furtado, Dido e Britney Spears: in una casa puoi trovare tre cantanti, un complimento, l'accoglienza, qualcosa che ti sorprende. Adoro le sorprese.

Il cellulare suona un paio di volte poi si ammutolisce, i miei occhi diventano sempre più pesanti.

In realtà ci doveva essere anche Beyoncé in auto con me, ma quando mi ha fatto notare che non ricordavo il titolo di questa canzone veramente stylosa se l'è presa e se n'è andata via a piedi. Peccato.

18 luglio 2007

Il mio nome è Cò

Ciao sono Cò.
Beh, diciamo che il mio nome non si pronuncia proprio proprio così, ma fa lo stesso.
Hai visto quant'è bella la mia biciclettina? Di che colore è? ÖSSA, le ruotine BANCHE e il manubrio BU. Mi piace girare per la sala, soprattutto andare a marcia indietro e mettere qualsiasi cosa nel cestino, questo qui. Ecco, adesso ci metto questa macchinina...l'hai mai vista questa mia macchinina? Tutti mi dicono che era di mio zio, ma non è vero, è mia. Anzi adesso invento la canzoncina della macchinina...♪♫ NINA ♪♫ NINA ♪♫ NINA ♪♫. Vi piace? Perché non applaudite?
Adesso corro a prendere la jeep di Daisy...quella di Hazzard, eh sì perché quando gioco ho la TV accesa e quando la macchina di Bo e Luke salta anche le mie lo fanno!
Mi piace andare a trovare la nonna TETA che abita qui sopra...come? Beh, io so pronunciare bene il suo nome, l'ho detto diverse volte, ma preferisco TETA. Al nonno invece non regalo nessun giocattolo, lui è bravo con me ma ho paura che me li porti via. Mi piacciono tanto le coccole della mia mamma, e anche quelle del mio papà...eccolo che arriva con la moto! A me piace la sua moto anche se non è una vera moto, invece quelle che passano e fanno tanto rumore mi fanno piangere.
Guarda un po' chi è arrivato! Lo zio! Quando arriva sono contento ma ho un po' di vergogna, trattengo a forza il sorriso; lui mi fa giocare, mi racconta tante cose e io ripeto tutto quello che mi dice, lui parla parla parla, e io ripeto ripeto ripeto. Altre volte mi sembra quasi che mi prenda in giro, e allora io lo fisso con i miei occhioni verdi (che sono uguali ai suoi): se non la finisce di prendermi in giro io piango! Lui è abbastanza severo ma non alza mai la voce con me (la mamma si), però faccio sempre quello che mi dice perchè, come ho già detto, ho un po' paura di lui.
Hai visto? Ho mangiato tutto, e sono stato bravo. Anzi, fatemi un applauso, sennò mi arrabbio.

14 luglio 2007

La posta di ovvero (2° puntata)

Torna, a grande richiesta (mia), la posta di Ovvero: la rubrica che da' voce a dodicenni (o aspiranti tali) cercando di aiutarli a risolvere i problemi che la vita quotidiana pone a questi adolescenti: dove attacco l'adesivo e il poster trovato questa settimana nel giornaletto? Altro che Cioé, viva Ovvero!
La nostra redazione a fatica è riuscita a selezionare questa e-mail (arrivata all'indirizzo di posta elettronica che potete trovare in questo blog) di un ragazzo con un problema relazionale.

Ciao Blasphemo...ma ti devo chiamare così? O è meglio redazione di Ovvero? Ho un problema.
Domenica scorsa ho incontrato nuovamente un ragazzo che ho frequentato per qualche settimana l'anno scorso, poi lui mi ha piantato con una scusa dicendomi che "non ero il suo tipo": in cuor mio sapevo che non era vero, che la causa era una mia sfuriata per avermi piantato da solo in mezzo alla pista per più di venti minuti con la scusa di dover andare a salutare i propri amici sparsi chissà dove in discoteca. Ecco, s'è ripresentato e sembra aver dimenticato quella palla raccontatami per liquidarmi...e ora vuole rivedermi di nuovo, non credo per una semplice uscita di cortesia. Che faccio? Questo non è un periodo di vacche grasse, non conosco gente da un po'...sono confuso...aiutatemi! Vi prego, pubblicate la mia lettera. Grazie.

Lettera Firmata


Carissimo lettore, anzitutto in redazione siamo in molti, quindi ci devi chiamare redazione di Ovvero! Il tuo è un problema ricorrente; sappi che il lupo non perde mai il vizio, e sicuramente quella "balla" da lui inventata a suo tempo si riproporrà nuovamente se gliene darai l'occasione, in un'altra forma; ci scrivi che l'hai frequentato per poco tempo e non hai granché da spartire con lui, quindi non ti abbattere e impedisci a questo sedicente semisconosciuto di raccontare altre frottole: con lui hai dimostrato la tua aggressività, sappi che non è sempre un danno palesarla, eppoi le vacche magre sono sempre in tempo per ingrassare.In bocca al lupo!

09 luglio 2007

Almanacco

Il 9 luglio è il 190° giorno del Calendario Gregoriano (il 191° negli anni bisestili). Mancano 175 giorni alla fine dell'anno. Oggi si festeggia Santa Veronica: deriva dal nome latino Veronica, traduzione dal greco = portatrice di Vittoria, Berenike (vedi Berenice). Il sole è sorto alle 05.43, tramonta alle 20.47.

Sono nati oggi:
1933 - Oliver Sacks, neurologo e scrittore
1937 - Roberto Gervaso, giornalista e storico italiano
1947 - O. J. Simpson, giocatore di football americano, attore
1950 - Adriano Panatta, tennista italiano
1956 - Tom Hanks, attore statunitense
1957 - Kelly McGillis, attrice statunitense
1964 - Gianluca Vialli, calciatore
1965 - Courtney Love, musicista

E' accaduto oggi nella storia:
1540 - Enrico VIII d'Inghilterra annulla il suo matrimonio con la quarta moglie, Anna di Cleves
1789 - A Versailles, l'Assemblea Nazionale Costituente viene formata dall'Assemblea Nazionale Francese e inizia a stilare la Costituzione francese
1816 - L'Argentina dichiara l'indipendenza dalla Spagna
1942 - Olocausto: La famiglia di Anna Frank si nasconde nell'attico sopra l'ufficio del padre in un magazzino di Amsterdam
1978 - Sandro Pertini presta giuramento come settimo Presidente della Repubblica Italiana; è stato eletto l'8 luglio con 832 voti su 995
1997 - La licenza di pugile di Mike Tyson viene sospesa per almeno un anno ed egli viene multato per 3 milioni di dollari, per aver morsicato un orecchio a Evander Holyfield durante un incontro
2006 - Blasphemo va a vivere da solo nel suo eremo.


Altro che Paola Perissi...io sono meglio! E ora...sigla.

03 luglio 2007

Run away

Da piccolo spesso ti rifugiavi ovunque per avere un po' di privacy, a casa tua non ce n'era molta: qualsiasi cosa dicessi o facessi, immediatamente veniva registrata da un orecchio indiscreto o passato ai raggi X da un occhio poco benevolo (fiducia zero!); sfruttavi una stanza ripostiglio sotto il vostro appartamento oppure correvi al vecchio deposito edile abbandonato non lontano da casa.
A tredici anni volevi solo scappare: i problemi più o meno importanti che dominavano la tua vita brufolosa erano una spinta, chissà quante volte avrai considerato la tua casa una prigione ovattata, senza un soldo però non si va da nessuna parte e con quelle magagne ci dovevi convivere.
A diciotto anni l'automobile ti portava lontano, e avresti voluto che quella vecchia Fiat Tipo non si fermasse mai, ma la benzina prima o poi finisce.
A venticinque (quasi ventisei) ti ritrovi in una casa, finalmente tua, e ti accorgi che è passato un anno da quando ti sei chiuso la porta dietro le spalle: è la tua nuova prigione, ma ti trovi a tuo agio; allora ti viene in mente che quella stanza ripostiglio ora è una camera da letto in un nuovo appartamento, che quel deposito ora è un centro residenziale; ti rendi conto che i brufoli non sono mai stati un problema e che la tua Fiat Tipo ora sarà parte di un frigorifero o di una lavatrice.
Ti rendi conto che finalmente sei riuscito a fuggire e, nonostante il fiatone, le gambe reggono: la tua dipendenza non c'è più, e il tetto sopra la testa è solo una componente di questa dipendenza. Sei quasi libero, e ti vien da ridere.

Quando uno non può scappare e dipende costantemente dagli altri, impara a piangere ridendo.
Ramón Sampedro alias Javier Bardem in Mare Dentro (di Alejandro Amenábar)

22 giugno 2007

Beata gioventù?

Si sta ancora asciugando i capelli ma ha già indosso pantaloncini e scarpe. Si avvicina allo specchio dello spogliatoio con un poco di timore, sussurra "che schifo" togliendo l'asciugamano dalla testa.
Tornando indietro verso il borsone abbandonato sulla panchina, rivolge la sua attenzione su di me per qualche secondo: occhi azzurri, il suo torace non è per niente scolpito e sembrerebbe quasi che abbia bisogno di metter su qualche chilo perché é veramente magro; le sue braccia sono esili ma come la gran parte dei suoi coetanei è molto alto, il suo viso è un po' spigoloso, sbarbato ma grazioso.
Ogni volta che alzo lo sguardo incrocio i suoi occhi. Prendo cuffia e occhialini, chiudo l'armadietto e mi lascio quegli occhi alle spalle.

Tredici anni. Avrà avuto più o meno questa età, certe situazioni mi fanno capire due cose:
1) A novembre varcherò la soglia dei 26 anni, e non potrò più rientrare in quella giovanile fascia d'età 18-25 tanto cara ai sondaggisti (e quella under 18 è ancor più lontana)
2) Quanto ero ingenuo a tredici anni (e quanto lo sono anche ora): non avrei mai avuto il coraggio di osservare con un certo interesse qualcuno che abbia il doppio della mia età.

Moi je m'appelle Lolita...eh....'na volta!

19 giugno 2007

Al Pride con mio padre

In diversi blog ho letto testimonianze dal Gay Pride di Roma.
Pride sì, Pride no, non so se un giorno parteciperò mai a questo evento: non c'è nulla che mi possa ostacolare, ma niente ora mi spinge a farlo, c’è solo la curiosità ricorrente verso qualcosa che non conosco (o conosco solo tramite le immagini televisive).
Forse c’è una sola fantasia, quella di potervi prendere parte anche con mio padre: lui sa benissimo di me, non c'è alcun conto in sospeso o segreto da svelare, credo però non potremmo farci regalo migliore. Io potrei comprendere cosa vuol dire essere un uomo di 69 anni, lui rivivrebbe i suoi 25 anni nel 2007.


Il vecchio Luce sapeva chi erano tutti i finocchi e le lesbiche degli Stati Uniti. Non avevate che da nominare qualcuno - chiunque - e il vecchio Luce vi diceva se era finocchio o no. [...] Lui diceva che erano finocchi certi individui che erano addirittura sposati, Dio santo! [...] Diceva che uno come niente può diventare finocchio dalla sera alla mattina, se ne ha tutte le caratteristiche e via discorrendo. Ci metteva addosso una paura infernale.Io vivevo aspettandomi di diventare finocchio o qualcosa del genere.
J.D. Salinger - Il giovane Holden

10 giugno 2007

Good As You (il mio festival dell'ovvietà)

Avviso ai gentili lettori: questo post celebra l'ennesima edizione del festival dell'ovvietà; non ci sono contenuti espliciti, ma banali.

La scorsa settimana s'è celebrata al Teatro Strehler di Milano la ventunesima edizione del festival del cinema gay, lesbico e queer culture (e dire queer culture, fa già figo abbastanza); come una debuttante pronta al ballo di fine anno scolastico, mi sono per la prima volta avvicinato a questa manifestazione con la curiosità di rito. Evento organizzato in modo impeccabile, se devo essere sincero l'appuntamento che mi ha attirato in Largo Greppi per ben due serate è stato l'angolo della Scatola Magica: Diego e Pina di Deejay sono stati veramente bravi a calarsi nei panni di moderatori di interessanti caffè letterari, mantenendo il proprio stile radiofonico del tutto colloquiale.

Il buon Witty ha lanciato tempo fa una provocazione, rifare in chiave gay il disco Frangetta - Milano is burning, lanciato tempo fa da Deejay Chiama Italia e liberamente ispirato al ben più blasonato Roma Addio! di Remo Remotti; quello che ne è venuto fuori è Gayland is burning che, con lo stesso spirito dei pezzi-pilota, mette in risalto una serie di contraddizioni tra il divertente e il becero: contraddizioni che, a noi della parrocchia potranno pure non piacere, ma fanno parte di questo mondo fucsia come il body di Madonna in Hang Up.
Una canzone-denuncia è già in sé il festival dell'ovvietà, ma come in molte altre situazioni un pizzico di consapevolezza in più non fa mai male, magari ridendoci pure sopra.
E allora che c'entrano saune/chat/dark room e zone industriali con festival del cinema/libri e informazione? C'entrano eccome, sono le contraddizioni che compongono un mondo così particolare come il nostro. Io stesso sono stato vittima (e tuttora mi sento ancora vinto da questo pregiudizio) del fatto che ahimé ci debba essere un solo modo di vivere la propria omosessualità..
Vivere da gay o solo da omosessuale? Due culture, l'una erede dell'altra. Non voglio di certo mettermi ad elencare similitudini e differenze, sarei la persona più inadatta ad impegolarsi in una faccenda del genere visto che la mia visione è ancora molto ristretta a causa di una latente inesperienza.

In un certo senso credo di aver gettato via una decina d'anni, ce ne ho messo di tempo per trovare la mia strada, mi vien da dire però che forse altri tre anni se ne sono andati senza che mi accorgessi di qualcosa di diverso: la diversità nella diversità, un valore aggiunto che può essere rappresentato da un qualunque festival del cinema o da altre piccole esperienze alternative (o anche solo complementari) al semplice carnaio di vetrine o passerelle reali o virtuali. Insomma, qualcosa di cui andare veramente orgoglioso, un piccolo pride, magari da condividere con amici (come nel mio caso).

Good As You. Traduzione letterale, buono come te: perlomeno quanto te, eterosessuale dei miei stivali. Un affermazione del genere racchiude un aspetto inorgogliente, e il fatto che si parli di Gay Pride mi da' l'impressione di un concetto ridondante: so di essere buono quanto te, te lo dico già, perché sottolineare l'orgoglio?

Confessions

L'adrenalina sale. Questo è quello che sento quando faccio una confessione, e ultimamente l'eccitazione non è mancata: non lo faccio facilmente, togliere il velo a qualcosa di segreto non mi dispiace affatto, anche se è una vera banalità; in questi giorni diverse persone mi hanno fatto una serie di confessioni, non nascondo che ciò mi inorgoglisce e mi fa star bene.
Lasciatemi dire queste cosette:

- adoro gli omogeneizzati alla frutta
Chicco, dove c'è Blasphemo...
- so di fare il figo con la musica, ascolto la BBC e programmi radiofonici particolari, ma ogni tanto anche Radio Rai, soprattutto Radio1 e Radio3; aggiungo pure (udite udite) RISMI anni '60
le strade piene, la folla intorno a me...
- Ho visto due volte Parigi, due Londra, Barcellona, Praga etc...ma mai Roma
C'è qualcuno che sta a Trastevere?
- Odio Tiziano Ferro. Sarà pure bravo come dite, ma per me non vale una cicca e se la tira tantissimo.
so che mi attirerò le ire di certe tifoserie
- Riccardo Scamarcio non mi piace
so che mi attirerò le ire di certe tifoserie
- Leggo poco, e lentamente: mi piace la compagnia di una lettura
sono pigro, qualcuno mi consiglia un buon libro?
- Fino a poco tempo fa, non conoscevo la differenza tra sauna e bagno turco
non sono un ragazzo imparato
- L'altra sera, ho detto ad una donna che non mi sarebbe dispiaciuto fare sesso con lei perché mi piaceva.
chiedere è lecito, rispondere è cortesia: lei ha domandato, io ho risposto, meno male però che costei sa che ho altri gusti
- Sono ipocondriaco, ma solo se ho in corso una delle mie soliti faringiti
Froben, tachipirina e antibiotici sono i miei migliori compagni in certi periodi
- Faccio pipì decine di volte al giorno
bevo tanta acqua, tin tin
- Adoro guardare un film in bianco e nero
i colori ce li metto io
-
questo spazio vuoto lo dedico al silenzio, adoro il frastuono del silenzio

- ogni tanto faccio in giretto dall'estetista, mi piace essere riverito per un aspetto futile
non vado più dal parrucchiere e quindi...eppoi si capisce che sono gay, no?
- ho paura
e chi non ne ha di me?
- Canto. Tantissimo, un po' a causa della paura
vorrei cantare insieme a voi, in magica armonia...
- Odio i democristiani, ma Tabacci ci sa fare
la Balena bianca non è morta...
- Mi piacciono anguria/cocomero, cetrioli e ravanelli ma non li digerisco
evvai con la Citrosodina...
- Non ho mai visto un film gay fino a giovedì sera
in che epoca sto?
- Non ho mai visto un film porno
ma dove vivo?
- ho la fissa per la pulizia personale, in particolare per denti e piedi
a sessant'anni avrò la pelle consumata

Questa mattina (domenica), ancora con le cacchette negli occhi, ho acceso eccezionalmente la TV e ho ascoltato per mezz'ora la televendita di "Disco Fever" con KC della KC & Sunshine Band: com'è invecchiaaaaato!! (com'era - com'è). Non ho altre confessioni da fare, con la televendita ho toccato il fondo.

04 giugno 2007

Semejante

Cara Pina e Caro Diego, mi sono invaghita di un ragazzo che assomiglia al mio ex, che a sua volta assomigliava tantissimo al mio cantante preferito. Faccio bene?

Avevo già avuto occasione di riflettere su questo particolare, ma non su questo blog.
Lo ammetto, anch'io ci sono cascato, a differenza dell'ascoltatrice di Pinocchio io non ho un ex da ricordare e da porre in paragone, però posso sicuramente affermare che ci sono un paio di caratteristiche che ricorrono in alcuni soggetti che ho conosciuto.
Venerdì scorso, durante il viaggio verso il posto di lavoro, il mio cellulare squilla e nell'intestazione dell'sms compare un nome che ricordo tutto sommato con piacere; lo rividi un paio di mesi fa a quasi un anno di distanza dall'ultimo saluto che ci scambiammo via telefono, c'intrattettenemmo giusto il tempo per i convenevoli di rito e poi ci congedammo.
Ecco, lui ha qualcosa in comune con altre persone che ho frequentato, potrei fermarmi al particolare fisico (che talvolta risulta evidente), ma pensandoci bene anche nel carattere c'è qualche dettaglio non trascurabile: stessi occhi, stessa forma del viso, stesso entusiasmo, stessa positività.
Non è nel mio intento far paragoni, ma è curioso quanto questi particolari siano riscontrabili anche in me, e non credo sia reato scoprire qualcosa di noi stessi negli altri.

Qualcuno mi spiega perché questa sera continua a girarmi in testa la sigla di Arnold? Che cosa stai dicendo Willis?!

30 maggio 2007

T.F.R. - Trattamento di fine rapporto *

*se di rapporto si può parlare

Il 30 giugno si avvicina, dovrò prendere una decisione in merito all'annosa questione del cosiddetto TFR, la vecchia liquidazione. Tesoretto in azienda o fondo pensione in prospettiva futura? Sulla bilancia solo due opzioni. Tutti hanno le proprie ragioni, pochi hanno le idee chiare. E' una decisione difficile e definitiva, sicuramente se intraprenderò la strada della pensione complementare non potrò più cambiare, certi vincoli legislativi a mio avviso sono molto stretti; dall'altro, non potrò mica far ammuffire i miei soldi in tasca al mio capo...ma chi può darmi consigli sinceri? Per sindacati banche e assicurazioni, in misure diverse, la questione è di puro interesse economico, ascolterò taluni consigli ma dovrò prendere una decisione senza troppe influenze.

Il mese di giugno é vicino, i cosiddetti nodi verranno al pettine. E' verò che finora le promesse le ha mantenute, ma il mio spirito catastrofista mi fa sempre prevedere certi futuri avvenimenti con occhio non benevolo; entrambi abbiamo preso le nostre decisioni, io prima di lui ho deciso di fare un cambio di rotta a causa della ingarbugliata situazione: un mese fa gli ho sbattuto in faccia il telefono, spingendolo a dare quel colpo di reni alla sua vita, a far pulizia di vecchie problematiche che si trascinava insensatamente; certo, le persone non si dimenticano, se perdi la testa per qualcuno di sbagliato ne vieni fuori con le ossa rotte, ma è puro masochismo quello di immolarsi e farsi carico dei problemi altrui soprattutto se abusa della tuo altruismo: lo stress da routine quotidiana inoltre non ti aiuta affatto a prender coscienza di tutto ciò, ti danni l'anima sguazzando nei problemi senza risolverli ed è un po' come lamentarsi di dieci chili di troppo qua è là davanti ad un barattolo di Nutella.
Non dimentico lui, le cose belle che in così poco tempo ho potuto conoscere, la sua limpidezza che mi ha voluto dimostrare fin dall'inizio in merito a questa situazione; sono stato comprensivo e per questo ricambiato con molta considerazione e apprezzamento; non poteva conoscermi in un periodo migliore nonostante tutti i casini che gravitano attorno al pianeta Blasphemo (non sul pianeta Blasphemo). Detto questo, nonostante il suo volere ho deciso di interrompere, non potevo sopportare certe insicurezze: il motivo è molto semplice, quelle indecisioni mi appartengono, ma da tempo me le tengo lontane; a qualcosa son servito, il giorno dopo ha fatto piazza pulita, s'è convinto di dover sistemare alcune cosette (lui dice, grazie a me), e ha continuato a farsi sentire con convinzione e regolarità.
E io? Io sono impassibile con tendenza all'incazzatura facile; Dispiaciuto, solitamente ho l'abitudine di interrompere quando c'è qualcosa nella relazione che non va bene, non per cause esterne; sereno, perché non potevo fare una scelta migliore. Non tollero però i suoi ripetuti tentativi di dare un nome a questa fase tra me e lui, e cioè amicizia.

Come diceva Romeo in sono pazzo di Iris Blond...

Punto primo: conosco ancora poco il concetto di amicizia, è vero, ma nella rubrica del mio cellulare non compaiono amici che ho "pasticciato"
Punto secondo: per essere ammesso al ristretto club c'è l'esame di ammissione, non è come fare un'autocertificazione all'anagrafe
Punto terzo: ho già sentito certe richieste, ma dopo un paio di occasioni credo che il soggetto sconosciuto sia scomparso (come il mio interesse)
Punto quarto: se si ha fiducia in una persona sconosciuta che può averci aiutato poco o tanto, non c'è bisogno di dare un nome al rapporto, basta averlo.

Se potessi consigliargli, dopo il suo ritorno da Parigi, un consulente come quelli di Ennio Doris ma che sappia dare buoni consigli...ah già, esistono a questo mondo, si chiamano amici.

22 maggio 2007

She

Sul suo volto splende il sorriso: avrà poco più di vent'anni, capelli corvini, la mediterraneità gliela si legge persino negli occhi. Le sue mani affusolate e per nulla segnate dal tempo rappresentano giovinezza e femminilità. Le sue lentiggini poco evidenti la ancorano ad un'eterna adolescenza che sicuramente le farà vivere la vita con l'entusiasmo che si ha a quell'età così tormentata.
Ti accoglie con gentilezza, la sua semplicità fa persino venire i brividi, sono certo sia pure una persona limpida. Si rivolge a me sincerandosi che la mia giornata sia stata piacevole, e io faccio altrettanto.

Se solo io...

...e complimenti per la trasmissione!

So benissimo di essere una persona che spesso ricorre ai complimenti per sottolineare la stima che prova verso un determinato soggetto in un qualsiasi ambito; questa pratica purtroppo non funziona tanto bene quando il destinatario sono io: la mia forte autocritica sovente mi ha impedito di ascoltarle, di percepirle e farle mie; le esperienze e la maturità ti abituano ad apprezzarle, ma purtroppo negli ultimi tempi il processo s'è bloccato col rischio di far marcia indietro. Sono letteralmente sommerso dai complimenti.

Prima che possiate raggiungere er fruttarolo (come dicono a RRoma) per rifornirvi di ortaggi, datemi almeno la possibilità di giustificarmi.

Faccio un esempio: la reazione comune in conseguenza ad un apprezzamento fisico è quella di incassare senza troppi ringraziamenti, nel mio caso nonostante l'autocritica sia rivolta in primis a questo ometto tascabile che a fatica dimentica di avere dei difetti seppur poco evidenti; ben vengano, quindi.
Ciò che faccio veramente fatica ad apprezzare sono i complimenti rivolti al mio essere, come ho detto prima trovo del tutto strano che ultimamente si siano accorti tutti del mio carattere, chiamiamolo così, lodevole (l'assurdo è che mi incazzo più facilmente, il masochismo andrà di moda nell'estate 2007?).
Quantità non è sinonimo di qualità: molte di queste affermazioni sono parole in libertà, semplici mezzucci per evitare certe situazioni; per farla breve, delle balle. Altre invece sono sincere, affidabili, però il rischio è di farne tutt'un fascio. Forse sono anche queste situazioni a farmi incavolare ancor di più, non vorrei superare un certo limite, magari mollando un malrovescio al primo malcapitato in buona fede. Naaa...ho paura pure ad uccidere le mosche.
Non voglio arrendermi all'idea che si debba necessariamente fingere in tutto.

Spero tanto di non dimenticare che, in fondo, non sono poi così male.
Spero tanto di non dimenticare ciò che mi ha detto e scritto C. e, in generale, la stima reale di tutti i miei amici.

Soggetto 1: Ma sai che non sei niente male anche tu?! [risatina isterica]
Blasphemo: Ehm...grazie...ehm...
Soggetto 2: Ma non lo capisci? Non te lo da'! Non gli piaci!
Soggetto 1: [espressione da cagna bastonata]
Blasphemo: Ma sai che sei un grandissimo stronzo?! (rivolto al Soggetto 1)

19 maggio 2007

No C.C.

Ore 9.15, i parcheggi sono ancora quasi vuoti, metto piede nel centro commerciale ancora deserto. Alle casse del supermercato c'è già qualche cliente, ma i carrelli sono praticamente vuoti.
Mi serve una maglietta, giusto per far crescere l'autostima del mio armadio, ultimamente messa a dura prova dall'operazione "sacco dell'immondizia"; giro per negozi, ma niente di soddisfacente; il commesso di Passatempo, che in onore al negozio ha raggiunto l'età di Matusalemme, incrocia il mio sguardo per un nanosecondo e spudoratamente mi dice "ciao...dove ci siamo già visti?" e io "mmmh....non lo so": fortuna che quel negozio ha tutta roba cara e lontana dai miei gusti. Spudorata.
All'US Fashion Store i capi sono pochi e non mi piacciono, da Bloom i vestiti femminili hanno invaso lo spazio maschile e quel che resta fa veramente pena; mi dirigo verso un negozio di cui non ricordo il nome ma che tempo fa aveva un bell'ometto come piegamagliette, ma la delusione è cocente visto che al suo posto c'è una donna e di t-shirt carine non ce n'é nemmeno l'ombra. Da Tank fortunatamente trovo qualcosa, ringrazio la commessa Punk che oltre ad avermi ordinato la maglietta della mia taglia mi ha fatto star bene con una affermazione del tipo "ti preferisco anch'io con le magliette più aderenti". Grazie tesoro ti farò conoscere un mio amico punk che, in quanto a gusti sessuali, ti possa soddisfare.
Per finire, la commessa della profumeria XXX (...?) riesce a spillarmi 30 euri per una crema, dopo un trattato scientifico sull'utilizzo di creme/scrub/detergenti e avermi reso felice con una quantità industriale di campioncini.
Esco da questo negozio, mi ritrovo immerso nella folla tra pacchetti, sportine (ma quanto mi piace questo termine?) e bambini che giocano con palloncini o strattonano il papà per quel giocattolo tanto ambito.
Ecco perché adoro le botteghe di paese, quelle in cui posso raccontare i cazzi miei al negoziante; quelle in cui è assolutamente vietato chiedere informazioni senza comprare, quelle in cui il salumiere ti chiede "è un etto e quaranta sciura, che faccio, lascio?".

Sarò nostalgico e antistorico, ma adoro quelle insegne malfunzionanti. Purtroppo sono anch'io vittima di questo trend, ma non ci posso fare nulla, è disarmante questo.

16 maggio 2007

Chiaro...no?

Qualche sera fa ho sognato che andavo a prendere mia figlia a scuola, solo che nel momento in cui ho tentato di riavviare l'automobile, non andava più. Ho chiesto così aiuto ad una mia amica; lei gentilmente ha accettato di accompagnarmi a casa, ma subito dopo esserci messi in moto lei ha cominciato a sbuffare, lamentando a voce alta il fastidio di doverci scarrozzare: allora io l'ho convinta a lasciarmi a piedi a metà strada, ed ero veramente dispiaciuta. Perché ha avuto un comportamento contraddittorio con me?

Non abbiamo più il rapporto che c'era una volta e non so il motivo, non mi ha mai dato delle spiegazioni, mi sei rimasto solo tu.

L'altra sera ho sognato che due travestiti orribili volevano entrare in casa mia e rubarmi tutto. Perché ultimamente faccio questi sogni del cazzo con casa mia sullo sfondo?

S'è capito Dj Alladin quello che ho detto?

L'ho conosciuto da poco, mi copre di attenzioni, ma perché ha sempre la testa altrove? Secondo me ha ancora in mente il suo ex, nonostante si ostini a frequentarmi. Mi chiedo perchè ho sempre questo instinto da crocerossina.

Non sapete quanto mi faccia incazzare la gente che non ha le idee chiare, non è consapevole di ciò che desidera o fugge da questa mancanza con chissà quali paure: adoro invece tutti quelli che ci provano sempre, coloro i quali hanno l'istinto di colmare questa mancanza.

Non ho mai aspirato a fare il volontario nella Croce Rossa...odio vedere il sangue...comunque...preferisco vestire i panni di Nonna Papera...