30 maggio 2007

T.F.R. - Trattamento di fine rapporto *

*se di rapporto si può parlare

Il 30 giugno si avvicina, dovrò prendere una decisione in merito all'annosa questione del cosiddetto TFR, la vecchia liquidazione. Tesoretto in azienda o fondo pensione in prospettiva futura? Sulla bilancia solo due opzioni. Tutti hanno le proprie ragioni, pochi hanno le idee chiare. E' una decisione difficile e definitiva, sicuramente se intraprenderò la strada della pensione complementare non potrò più cambiare, certi vincoli legislativi a mio avviso sono molto stretti; dall'altro, non potrò mica far ammuffire i miei soldi in tasca al mio capo...ma chi può darmi consigli sinceri? Per sindacati banche e assicurazioni, in misure diverse, la questione è di puro interesse economico, ascolterò taluni consigli ma dovrò prendere una decisione senza troppe influenze.

Il mese di giugno é vicino, i cosiddetti nodi verranno al pettine. E' verò che finora le promesse le ha mantenute, ma il mio spirito catastrofista mi fa sempre prevedere certi futuri avvenimenti con occhio non benevolo; entrambi abbiamo preso le nostre decisioni, io prima di lui ho deciso di fare un cambio di rotta a causa della ingarbugliata situazione: un mese fa gli ho sbattuto in faccia il telefono, spingendolo a dare quel colpo di reni alla sua vita, a far pulizia di vecchie problematiche che si trascinava insensatamente; certo, le persone non si dimenticano, se perdi la testa per qualcuno di sbagliato ne vieni fuori con le ossa rotte, ma è puro masochismo quello di immolarsi e farsi carico dei problemi altrui soprattutto se abusa della tuo altruismo: lo stress da routine quotidiana inoltre non ti aiuta affatto a prender coscienza di tutto ciò, ti danni l'anima sguazzando nei problemi senza risolverli ed è un po' come lamentarsi di dieci chili di troppo qua è là davanti ad un barattolo di Nutella.
Non dimentico lui, le cose belle che in così poco tempo ho potuto conoscere, la sua limpidezza che mi ha voluto dimostrare fin dall'inizio in merito a questa situazione; sono stato comprensivo e per questo ricambiato con molta considerazione e apprezzamento; non poteva conoscermi in un periodo migliore nonostante tutti i casini che gravitano attorno al pianeta Blasphemo (non sul pianeta Blasphemo). Detto questo, nonostante il suo volere ho deciso di interrompere, non potevo sopportare certe insicurezze: il motivo è molto semplice, quelle indecisioni mi appartengono, ma da tempo me le tengo lontane; a qualcosa son servito, il giorno dopo ha fatto piazza pulita, s'è convinto di dover sistemare alcune cosette (lui dice, grazie a me), e ha continuato a farsi sentire con convinzione e regolarità.
E io? Io sono impassibile con tendenza all'incazzatura facile; Dispiaciuto, solitamente ho l'abitudine di interrompere quando c'è qualcosa nella relazione che non va bene, non per cause esterne; sereno, perché non potevo fare una scelta migliore. Non tollero però i suoi ripetuti tentativi di dare un nome a questa fase tra me e lui, e cioè amicizia.

Come diceva Romeo in sono pazzo di Iris Blond...

Punto primo: conosco ancora poco il concetto di amicizia, è vero, ma nella rubrica del mio cellulare non compaiono amici che ho "pasticciato"
Punto secondo: per essere ammesso al ristretto club c'è l'esame di ammissione, non è come fare un'autocertificazione all'anagrafe
Punto terzo: ho già sentito certe richieste, ma dopo un paio di occasioni credo che il soggetto sconosciuto sia scomparso (come il mio interesse)
Punto quarto: se si ha fiducia in una persona sconosciuta che può averci aiutato poco o tanto, non c'è bisogno di dare un nome al rapporto, basta averlo.

Se potessi consigliargli, dopo il suo ritorno da Parigi, un consulente come quelli di Ennio Doris ma che sappia dare buoni consigli...ah già, esistono a questo mondo, si chiamano amici.

1 commento:

Anonimo ha detto...

gli amici sanno dare buoni consigli... ne sei convinto?