Strana l'estate
Sono già passate le 9 e tutto ancora è ben visibile.
C'è una quiete insolita, il traffico è già a casa con le gambe sotto il tavolo, davanti al solito insipido piatto.
Ecco il gatto nero del mio cortile, allungato sul ciotolato, poco distante dall'uscio della sua padrona: si gode, sornione, la leggera brezza serale che attenua la canicola estiva.
Poco più in là, attraverso una finestra spalancata, si sentono delle urla. Spegnete quel televisore, una volta tanto. Lontano, in una festa di quartiere, delle braccia rubate all'agricoltura canticchiano un pezzo di Cocciante.
La tenda continua a muoversi: intravedo oltre le corde il mio asse da stiro, persino una sedia, anzi no un trono: siede un ragazzo bellissimo, lo vedo per pochi secondi, poi scompare assieme al cartello che teneva in grembo; su quel cartello c'era una scritta, maybe.