24 marzo 2008

Occhio malocchio, prezzemolo e...

Mi raccomando, non precipitatevi a completare la frase citata nel titolo...so benissimo come termina!

Non sono superstizioso: passo tranquillamente sotto una scala, rovescio puntualmente il sale sul tavolo e ho un gatto nero in cortile (che mi odia, tanto tanto).

Tempo fa qualcuno mi raccontò che le ore doppie sono speciali: se vi capitasse di guardare casualmente le lancette ferme, ad esempio, sulle 10.10, pare sia di buon auspicio per il vostro prossimo futuro; alla radio però un giorno dissero che le 11.11 rappresentano i cornuti.

Che ci crediate o no, fino a venerdì scorso e da un paio di settimane non c'era giorno in cui almeno una volta non mi capitava di pensare a questa sciocchezza dopo aver letto 13.13.

Mi piace pensare però che venerdì si sia rotto un incantesimo, che quella fortuna in realtà non sia mai esistita o che me la sia gustata a piccole dosi: come giustificare una perenne sensazione di soddisfazione? Non ho ancora dato le dimissioni al mio capo e non ho nemmeno vinto un viaggio dall'altra parte del mondo, è solo tutto affidato alla mia immaginazione.
Sto ascoltando: Mario Venuti - Fortuna

17 marzo 2008

Menzogne

Una balla è come un autoritratto.
Ci sono tanti modi per rappresentare il proprio viso: c'è chi fa schizzi col carboncino, altri s'impegnano con i colori acrilici; i più esperti non possono fare a meno di sperimentare la pittura a olio.
Il risultato non sempre é garantito, anche il miglior pittore può commettere errori: con una sfumatura accentuata il naso appare storto, un'imprecisione nelle proporzioni può far sembrare gli occhi troppo piccoli.
Adoro sentire le persone lamentarsi delle frottole che altra gente racconta loro, dimenticandosi delle proprie. Quel neo che hai in faccia mi sembra un po' troppo piccolo.

04 marzo 2008

Quattromarzoduemilaotto

Un lungo silenzio, come in un pomeriggio afoso di fine luglio. Un silenzio che mette agitazione, in attesa della notte che porta frescura; un silenzio piacevole, come la sensazione di iperattività donata dai raggi di sole.

In quel pomeriggio ogni viso, amichevole o meno, ti pare stia sorridendo anche se le parole dette pesano come macigni su una schiena un po' malconcia.

Appena metti piede fuori le solite quattro mura, ti accorgi che tira un vento freddo e il cielo non promette niente di buono: in quel momento, se Beethoven potesse essere lì con te, ti sussurrerebbe all'orecchio la sinfonia Pastorale.

Capisci che la tua iniziale agitazione è solo eccitazione, perché quella tempesta in realtà è un semplice scroscio di pioggia, serve a rinfrescare i tuoi bollenti spiriti.

E' subito sera, alzi lo sguardo e scorgi un cielo plumbeo confuso nel buio della notte che avanza. Su quelle nuvole però questa sera hai attaccato un'infinità di stelle di cartapesta, che nemmeno l'umidità potrebbe far marcire.
Quattromarzoduemilaotto, un qualsivoglia giorno speciale. Il mio noncompleanno, insomma. Auguri.