25 luglio 2008

John Lennon and his working class hero

Elia, Giorgio, Alice, Tiziana, Cinzia, Manola, Elena, Claudia, Stefano, Stefano, e Michael.
Ecco li ho detti tutti.

GRAZIE.

Oggi, dopo due mesi di attesa, ho concluso un ciclo lavorativo durato quasi otto anni: ho fatto i nomi delle persone a cui devo dire grazie, sono le stesse a cui ho regalato un abbraccio. Non ha importanza se gli altri nomi non compaiono, ho comunque stretto loro la mano: ad uno, in particolare, ho fatto una raccomandazione, sincera.
Quando ho chiuso la porta dietro di me, e ho visto per l'ennesima volta quell'edificio bianco e blu stagliarsi davanti al sole delle cinque, ho avuto una stretta al cuore.

Lunedì invece aprirò un'altra porta, ben più grande della precedente, e sicuramente dietro di essa qualcuno/a, che ancora non conosco, mi aspetta: non vedo l'ora di conoscerlo/a.

L'altra sera ho visto un film, iniziava con queste parole:

Non è questo il racconto di gesta impressionanti. È il segmento di due vite raccontate nel momento in cui hanno percorso insieme un determinato tratto, con la stessa identità di aspirazioni e sogni. Forse la nostra vista non è mai stata panoramica, ma sempre fugace e non sempre adeguatamente informata, e i giudizi sono troppo netti. Forse. Ma quel vagare senza meta per la nostra maiuscola America, mi ha cambiato più di quanto credessi. Io, non sono più io, perlomeno non si tratta dello stesso io interiore.

Tranquilli...il fratello di Fidel può continuare a governare Cuba, non ho interesse in merito.

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