02 dicembre 2006

L'intelligenza per morire

Il titolo non è una volontà, semplicemente ho sintetizzato (forse un po' troppo) ciò che ho visto venerdì sera davanti alla TV; guardo poche trasmissioni televisive perché amo alla follia la radio, ma mi piace seguire la Bignardi: uno degli argomenti trattati è stato quello della morte, tra gli ospiti c'era pure ma moglie di Luca Coscioni, ora presidente dei Radicali. Dibattito molto interessante, ho trovato molto piacevole la leggerezza nei modi contrapposta alla profondità dei concetti espressi senza mai essere banali: parlar della morte non come la fine della vita ma comprenderla e avvertirla semplicemente come una componente della vita è assai difficile ma sicuramente è la chiave di interpretazione corretta.
Poi l'intervista a Veronesi, qualcosa di veramente eccezionale. Mi ha colpito profondamente una parte dell'intervista, dicevano qualcosa del genere:

B: Lei è un pessimista o un ottimista?
V: Sono un ottimista sul lavoro [..] il mio lavoro mi spinge ad esserlo ma sono diverso nel mio profondo [..] tutti abbiamo una doppia personalità [..] la sofferenza, il dolore, il vivere a contatto con la morte per tutti questi anni mi ha sconvolto.
B: Lei è mai stato depresso?
V: Mai. Non so nemmeno cosa sia.

Ho sbirciato nel suo sito, ho scaricato pure io il modulo per il mio testamento biologico e credo che l'averlo compilato sia stata una scelta saggia.

Adesso comprendo ancora meglio perché certe situazioni o certe abitudini ci rendono consapevoli di quanto sia importante viverle fino in fondo. Anche il parlare della morte e perché no, della propria morte, è qualcosa di assolutamente godibile e non dololoso.

Nessun commento: